Rapporto statistico sul clero romano 2020

Sintesi

Dal Rapporto statistico sul clero diocesano di Roma 2020 emergono diverse conferme di quanto nel 2017 appariva già come tendenza.

La diminuzione dei sacerdoti è solo parzialmente compensata dalla forte neocatecumenalizzazione del clero, del tutto evidente per gli ordinati degli ultimi 30 anni.

L’età media dei sacerdoti ha un trend in continua ascesa: tra le varie categorie di preti in attività invecchiano i Parroci, i Vicari parrocchiali e i Cappellani, cioè quelle categorie maggiormente impegnate nella pastorale quotidiana. Il clero diocesano di Roma in generale invecchia al punto che nei prossimi 10 anni la Diocesi di Roma avrà perso circa un quarto dei presbiteri attuali e nei successivi 10 anni i due terzi dei presbiteri attuali non saranno più attivi.

Difficilmente si potrà aspirare ad avere un bacino di reclutamento romano ampio a sufficienza per garantire il ricambio. La popolazione italiana, e quindi quella romana, mostra un preoccupante trend di diminuzione che diventerà sempre più evidente a partire dal 2030, arrivando a dimezzarsi entro il 2100.

Apparentemente, però, le vocazioni di stampo “tradizionalista” non risentono di una crisi analoga, anzi sono in controtendenza. Allo stesso tempo tra le politiche di reclutamento della Diocesi di Roma sembra che quella di ordinare e incardinare sacerdoti di nazionalità diversa da quella italiana costituisca un modello preferenziale: i sacerdoti di nazionalità non italiana ormai rappresentano oltre un quarto del clero diocesano di Roma e non pare che il fenomeno conosca rallentamenti.

Se il problema fosse dunque quello di garantire il ricambio del clero nei prossimi venti anni, si deve dire che probabilmente le uniche strategie in grado di assicurarlo sono il ricorso a preti “tradizionalisti” o a preti di nazionalità non italiana.

Tuttavia questo modello di reclutamento vocazionale pone con grande forza la questione dell’identità del prete romano. Se si prendono in considerazione le attività svolte dai preti diocesani si osserva che quasi tutti sono impegnati in incarichi parrocchiali (parroci, vicari parrocchiali, collaboratori). I sacerdoti in missione, poi, svolgono prevalentemente attività legate alla metodologia del cammino neocatecumenale e per oltre il 70% sono destinati agli unici due continenti dove si verifica contrazione di cristiani, l’Europa e l’America. Ma i dati più recenti mostrano da una parte la crescente irrilevanza delle Parrocchie nella vita sociale, dall’altra la prospettiva di un considerevole aumento della popolazione in Africa e Asia, esigendo così di rimodulare i canoni della pastorale e di ricercare stili diversi di missionarietà, anche ad extra.

Visione dell’identità del prete romano, riconoscimento degli ambiti pastorali in un mondo che cambia e rinnovamento degli stili missionari sembrano essere le tre sfide che la Chiesa di Roma deve affrontare nel presente e nell’immediato futuro.

 

Per quanto riguarda l’identità del prete romano, pare auspicabile un modello di sacerdote vocato al servizio e alla partnership con una spiritualità che riscopra una sana dimensione secolare, nella quale caratterizzarsi come “collaboratori della gioia” altrui. Gli ambiti pastorali perciò saranno quelli dove sono riconoscibili i tratti della socializzazione umana dei tempi moderni: siano gli eventi festosi, siano gli spazi social del web, sia l’associazionismo laico. Mentre per la missione, sarà necessario ritrovare uno stile di prossimità universale, un paradigma ecumenico, per evitare ogni forma di egemonia (di rubamazzo o che crea danno al vicino).

 

Discorso a parte merita l’ordine dei diaconi, per i quali sono troppo carenti le informazioni fornite dalla Diocesi per formare un quadro più preciso. Timidi segnali di valorizzazione del loro ruolo a livello diocesano provengono dall’affidamento di una Parrocchia ad un diacono permanente, ma è troppo presto per dire se c’è un reale progetto diocesano in grado di qualificare il loro specifico ministero ecclesiale. Considerati i numeri esigui dei diaconi permanenti e la loro rilevante età anagrafica, al momento si può concludere solo che è destinato a rappresentare un fenomeno di nicchia.