Santa Dinfna

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Patrona delle persone che soffrono di disturbi mentali, delle persone che curano e assistono coloro che soffrono di disturbi mentali, dei  luoghi di cura e di assistenza delle persone che soffrono di disturbi mentali, delle vittime d’incesto e di stupro, degli ossessionati dal male, di chi ha perso i propri genitori; invocata per la felicità in famiglia.

Festa

30 maggio

Novena di Santa Dinfna

Fonti

http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_academies/cult-martyrum/martiri/009.html#maggio
https://www.vaticannews.va/it/santo-del-giorno/05/30/santa-dinfna.html
https://www.caffestoria.it/santa-dinfna-cosi-sconosciuta-cosi-moderna
http://www.santiebeati.it/dettaglio/53225
https://it.wikipedia.org/wiki/Dinfna
http://catholicsaints.info/saint-dymphna/

Iconografia

I simboli della santa sono la spada che la decapitò e il demonio incatenato ai suoi piedi, che spiega il suo patronato sugli ossessi.

Storia

Dinfna era figlia del re irlandese Damon, pagano del VII secolo, e della sua ignota consorte, cristiana. In seguito alla morte prematura della moglie, il sovrano mostra segni di squilibrio sempre più gravi, fino ad avanzare mire incestuose sulla stessa figlia, all’epoca adolescente.

Dinfna, battezzata in segreto mentre la madre era ancora in vita, confida le proprie inquietudini al confessore, Gerebernus, che decide di allontanarla dal padre, agevolandone la fuga dall’Irlanda verso le coste dell’attuale Belgio. È a Geel, nei pressi di Anversa, che i due vengono raggiunti dal sovrano irlandese. Il primo a farne le spese è il sacerdote, al quale presto si aggiunge Dinfna, che muore vergine e martire, colpita da una violenza che secoli dopo, in circostanze così diverse eppure così simili, avrebbe ucciso Maria Goretti. Ancora oggi i dintorni di Geel conservano il ricordo della sepoltura di Dinfna e Gerebernus, in semplici sarcofaghi bianchi di epoca preromanica, oltre a quelle che si dicono essere le reliquie della giovane santa, mentre i resti del sacerdote sarebbero conservati a Xanten, in Germania.

Nel Medio Evo, a causa dei frequenti pellegrinaggi, si formò a Geel una numerosa comunità di malati di mente tanto che, per accoglierli, nel 1286 venne costruita una casa. Dato però il loro numero sempre crescente, le autorità ecclesiastiche si rivolsero direttamente ai cittadini della città, chiedendo di condividere i loro sforzi e di aiutarli nel gestire i malati. Essi quindi venivano accolti e assistiti presso le famiglie del luogo: in termini moderni i malati venivano deistituzionalizzati partecipando alla vita sociale del paese. Questa sorta di anticipazione delle moderne “case famiglia”, costituì un fatto importante per la storia delle terapie e della carità cristiana nei loro confronti. Qui nel IX secolo venne fondato un vero e proprio istituto psichiatrico e ancora oggi a Geel si praticano cure avanzate, ad esempio occupando i pazienti con attività lavorative durante il giorno. E ancora oggi molte famiglie della località hanno l’abitudine di accogliere un malato nella propria casa, come fosse un figlio in più, un parente o un amico.