Dall’altra parte del cielo (ovvero, pagina di diario notturno)

Articolo apparso su Vivere in Sintonia, Luglio-Agosto-Settembre 1996, Anno X – n. 3

Apatam

La notte era uguale a mille altre che avevo già visto. Se non fosse stato per quegli alberi dalle foglie inedite per i tek coperti di foglie sorprendentemente ampie, per l’apatam sotto il quale mi trovavo, per il silenzio assolutamente sconosciuto a Roma… era vero: stavo in Africa, a 5.000 km da casa, dall’altra parte del cielo, quello che da Roma non potrò mai vedere.

La notte si popolava. Insetti e volatili sconosciuti si rincorrevano nella solita, universale lotta per la vita. Vedevo con lucidità che qui in Africa la lotta per la vita si svolge sotto gli occhi di tutti, sempre. Al mercato, per esempio. Dove le donne vendono a 1.500 lire una pesante fascina di legna trasportata sulla testa per diversi chilometri. O i bambini per pochi spiccioli 4 semi di cola color ruggine, amari come la loro esistenza, magro aiuto offerto a questi popoli che per alleviare il senso della fame masticano il frutto drogato dalla natura.

La danza delle stelle

La notte consolava la savana con il suo fresco contrappunto al torrido della luce diurna. Pareva che il cielo, dopo aver tanto dardeggiato durante il giorno e aver battuto la terra ora di sole ora di pioggia, ridesse alla danza di infinite stelle luminose. Del resto tutta questa gente non fa altro da millenni. Subisce dall’alto, da quel cielo, tutto ciò che egli le riversa sopra. Ma come la notte nera, anche questi popoli neri consolano e ridono. Danzano di gioia per le cose più semplici della vita, muovono i loro meravigliosi corpi al ritmo della gratuità di una nuova alba. Ci sono momenti che sembra che nessuna tristezza potrebbe mai scalfire l’armonia degli uomini e delle povere cose che li circondano. E la mente da sola torna ad altro, a poveri uomini circondati da cose ricche – altri uomini, altre terre, altre cose – troppo occupati ad essere felici per ricordarsi che già da sola la vita è un gran bel dono.

Il sogno diventa vita vera

La notte copriva volti e persone, si portava via la loro presenza, avvolgendola di sonni e sogni. Ti accorgi che vuoi amare e puoi amare solo quando intravedi appena all’orizzonte qualcosa, qualcuno che con uno sguardo libera dai luoghi comuni e dalle repressioni convenzionali i tuoi sentimenti profondi, quelli che in ogni uomo rappresentano il suo nucleo di divinità. Poter dire a qualcuno «sei importante per me», «ti voglio bene» ti sembra essere allora un regalo più per te che per lui. È qualcosa che prima ancora di diventare gesto, azione, stretta di mano, abbraccio, sorriso e scherzo, ha aperto dentro di te, nella terra inaridita del tuo cuore, un solco di fecondità. Se come rinato. Un sogno che diventa realtà. In queste terre lontane, lontano da luoghi comuni e convenzioni, tutto diventa improvvisamente più facile. Grazie.

La notte scorreva. Lenta, come tutto il tempo africano. pigra, lunga quanto il giorno per non far torto a nessuno. Dimentica, di aver girato il mondo e aver visto altre case, altre razze, altri bambini. Qui, non tutti sanno che l’altra parte del cielo c’è. Troppo lontana. Solo la notte, con le sue penombre, lascia spazio alla fantasia. Qui è tutto difficile dall’altra parte del cielo tutto sarà più facile: salute, cibo, lavoro, soldi. Qui tutto è schiavitù dall’altra parte del cielo tutto sarà libertà: poteri politici, comunicazioni, cultura, spostamenti. Qui tutto è tradizionale dall’altra parte del cielo tutto è moderno: danze e giochi, abitudini, educazione. La notte scorre e si porta via anche queste fantasie. Dall’altra parte del cielo ogni cosa, facilità, libertà, modernità, ha un prezzo. Come qui. Ma qui non lo sanno.

Un tam tam sorprendente

La notte risvegliava sensi mistici. Esiste un Dio, da qualche parte, la notte ne trasmette notizia. Un tam tam profondo e sorprendente. Possibile che anche qui si respiri il respiro del divino? Non stava nelle Messe pontificali delle basiliche romane, nei gruppi, un po’ narcisisti, un po’ perbenino, delle nostre parrocchie? Non si era trattenuto nelle deliziose meditazioni dei predicatori, non aveva fatto la tenda nei libri dei teologi? Non si era fermato a visitare le prestigiose università pontificie per sapere cosa i dottori del nuovo testamento possono insegnargli circa la fede cristiana? La notte dice di no. È qui, Dio è qui, dove ha portato i vostri passi. Dove vi ha fatto incrociare i sentieri e gli sguardi del fratello, dove vi ha fatto stringere le mani dell’amico. Dio è qui, lì, ovunque, laddove l’amore sboccia ancora, sempre, nonostante tutto. Ditelo, non dimenticatevene.

La notte terminava. L’ultima notte. All’alba, il nuovo giorno, il cammino riprende, il ritorno. Un po’ di tristezza, vorrei che non finisse qui. Pregherò, che altro fare? Pregherò. Se Dio mi ascolta, dall’altra parte del cielo non torno più lo stesso. Crescerò in questo amore appena scoperto, appena riconosciuto, davantage, come dicono i francesi con una sola parola: d’ora in poi sempre più.

Dapaong (Togo), 16/8/1996