Chi di social perisce…

Ho letto il pezzo di @MauroLeonardi3 su AGI Basta tutto questo odio in rete, servono leggi esemplari. Prendendo spunto dal caso della moglie di un calciatore che ha ricevuto parole offensive sui social, l’autore giunge ad invocare “multe e punizioni esemplari” da parte di una “classe politica” che dovrebbe “legiferare a proposito degli haters“, facendo da stampella alla richiesta della vittima.

Quest’ultima sembra essere animata dalla preoccupazione che persone “diverse da lei, magari più fragili, avrebbero potuto soffrirne enormemente“.

Se la proposta di Leonardi intendesse essere una provocazione, si accetterebbe come tale. In ogni caso la ritengo irricevibile.

Non solo per la sottostante mentalità comune che attribuisce un potere magico alle norme penali (“deterrente efficace per persone che, al momento, insultando persone famose, rischiano solo di acquisire una visibilità malata“), come se fosse sufficiente condannare l’omicidio per veder scomparire il delitto.

Non solo perché la “visibilità malata” nel caso specifico è stata offerta proprio dalla vittima che “decide di pubblicare nelle stories del suo Instagram gli insulti che alcuni tifosi italiani hanno riservato a lei, al marito e ai figli” e dallo stesso Leonardi che li ha riportati.

Non solo perché esistono già nel nostro ordinamento i reati di ingiuria e di diffamazione, prevedendo l’aggravante relativa ai mezzi di diffusione, e non si capisce quale nuova fattispecie si dovrebbe introdurre (forse “odio sociale per via telematica“?). Correndo anche il rischio di paralizzare definitivamente le attività della Polizia Postale e dei Giudici di Pace alla ricerca e per il giudizio degli haters.

Soprattutto lo è perché finirebbe per assecondare quel ruolo ipertrofico (questo sì malato) che i social hanno assunto a danno di relazioni umane meno mediate e che fa pensare che il problema risieda in un uso poco consapevole del web.

Non è detto, infatti, che le persone fragili si trovino solo tra le vittime. Se per fragilità si intende comunque un’umanità semplice o compromessa, si deve riconoscere che sul web si trovano soggetti di tal genere anche tra i cosiddetti haters. Un uso intelligente del web (reclamato nel mio Manifesto del web intelligente) richiede una formazione specifica e intelligente, che attualmente sembra demandata all’improvvisazione esperienziale fin dalla preadolescenza. Con la conseguenza che persone fragili diventano utenti fragili, vittime se soccombenti, carnefici se dominanti.

Ho avuto modo di dimostrare (vedi Comportamento passivo aggressivo sul web. Un caso di studio) che il comportamento più appropriato per risolvere definitivamente la questione di haters e di un uso sconsiderato del web, cercando di difendere il proprio equilibrio, si racchiude in poche e semplici regole, tra le quali due sono principi: (1) non prendere sul serio atteggiamenti provocatori, esagerati e fuori contesto, soprattutto di utenti anonimi o non verificati né verificabili; (2) non rispondere né ai messaggi in apparenza innocui né alle provocazioni esplicite; se possibile silenziare e bloccare l’utente. In poche parole: ignorare offese e provocazioni.

E infine, dopotutto, vale la regola n. 10 del Manifesto del web intelligente: se la rete deve farvi venire il mal di fegato, mollate tutto, non c’è nulla per cui valga la pena rovinarsi la vita. Datemi retta: spegnete il cellulare, affittate una bicicletta e fatevi una bella pedalata in centro… o una passeggiata a cavallo… o al luna park… Se avete bisogno di farvi notare potete anche fare un corso per clown e andare in un ospedale pediatrico a divertire i bambini. E usate la rete se e quando vi serve, tanto di poca rete non è mai morto nessuno.