Leggi, morali e ruolo della Chiesa

Ospito volentieri una riflessione del mio amico Edoardo Pellerino. Una riflessione a tutto campo che tocca temi di politica, vita della chiesa e morale ponendosi domande in apparenza retoriche, ma che ad un esame più attento non possono ottenere subito una risposta definita e definitiva. Mi trovo d’accordo con un’impostazione di fondo che guarda criticamente all’ultimo ventennio politico dell’Italia; così come con la percezione di urgente rinnovamento della Chiesa cattolica, e non solo delle sue gerarchie. Gli argomenti affrontati sono tanti e meriterebbero ben altre considerazioni. Mi limito a due precisazioni.

La prima: dobbiamo sempre essere attenti a non confondere legalità e illegalità con moralità e immoralità. Le leggi di uno Stato rappresentano un evidente compromesso, non solo tra categorie diverse di cittadini, ma anche con la morale e la comprensione scientifica di temi che gradualmente si affacciano all’orizzonte della vita sociale. Come non si possono giustificare leggi dal contenuto “immorale” (vedi quella dell’aborto), al tempo stesso non si può ricavare dall’immoralità di una legge l’immoralità dello Stato (che rifiuta di definirsi “etico”) e della sua intera popolazione. E viceversa: non è più morale una collettività che si sia dotata di leggi più “morali”. Allo stesso modo il confronto con il “male minore” – qualsiasi esso sia – mette drammaticamente in luce le difficoltà umane di trovare soluzioni sempre giuste ai problemi del vivere quotidiano.

La seconda: la vita della Chiesa procede nel cammino della storia sulle gambe dell’uomo. Il grande dono della libertà fa sì che ogni generazione, anzi ogni persona possa attingere al deposito di grazia e di bene del passato, ma anche no. Tuttavia esiste un’asimmetria tra bene (di per sé costruttivo e diffusivo) e male (di per sé distruttivo e confinato). Un’unica opera buona messa in atto da un credente santo avrà sempre e comunque un valore “ecclesiale” più significativo di tante opere cattive condivise da una miriade di persone. Anche quando il male sembra avere il sopravvento, la speranza – virtù teologale – ci insegna a non desistere dal bene e ad impegnarci per correggere gli effetti negativi delle azioni malvagie. La Chiesa non “perde” credibilità per il male commesso dai suoi membri, né la “riacquista” per le azioni eroiche dei suoi gerarchi. La Chiesa vivrà per sempre il suo destino di segno sproporzionato a Chi deve rappresentare: e la sua missione sarà realizzata ogni volta che gli uomini saranno spinti ad alzare lo sguardo verso il volto di Cristo, anche a costo di distoglierlo da quello di una Chiesa piena di macchie e di rughe. Procediamo senza giudicare, senza turbarci, consapevoli che lungo il cammino della storia siamo sostenuti dalla grazia di Dio.

Buona lettura! (UQ)



 

Leggi, morali e ruolo della chiesa

di Edoardo Pellerino

Ogni tanto mi capita di leggere il Timone, rivista cattolica che mi aveva favorevolmente colpito per le notizie che dà sulle persecuzioni dei cristiani nel mondo e per una critica che ha rivolto a Libero e al Giornale per i loro giudizi su papa Francesco. Tuttavia nel numero 135 di luglio ho trovato un articolo che mi ha sorpreso. Era intitolato “Dissoluzione” e parlava di un’opera del demonio volta a far scomparire l’etica dalla società, senza specificare a cosa si riferisse di preciso.

Allora ho pensato che poteva riferirsi alla televisione, che negli ultimi quarant’anni ha rivoluzionato la morale del nostro popolo facendo sembrare normali anche alle persone anziane convivenze, divorzi, famiglie allargate, etc. Oppure avrebbe potuto riferirsi all’idolatria delle tre “S” (Soldi, Successo, Sesso) che è davvero opera del demonio, già denunciata da Giovanni Paolo II come frutto dell’individualismo esasperato tipico dell’occidente ricco ed egoista. Oppure si potrebbe pensare alla mafia, che corrompe le coscienze con la droga e con l’infiltrazione anche nelle regioni del nord che prima ne erano immuni e persino nella Chiesa, con alcuni preti troppo teneri con la mafia, come il parroco della famosa processione fermatasi davanti alla casa di un capomafia che scontava un ergastolo ai domiciliari (già questo la dice lunga sul potere della mafia), che poi ha invitato i fedeli a prendere a schiaffi i giornalisti.

Invece niente di tutto questo. Il mistero si chiarisce nella pagina dopo, dove si invita a pregare per un certo Scalfarotto, un deputato del PD che avrebbe in mente di proporre alcune leggi in difesa dei diritti degli omosessuali. Comunque questo mi offre l’occasione per una riflessione più ampia sui rapporti che ci sono (o che non ci sono) tra leggi e morale, che ritengo un tema molto importante per i cattolici impegnati in politica. Questi rapporti spesso non esistono, sia perché alcune leggi sono chiaramente immorali (e ne vedremo alcuni esempi), sia perché la morale cambia con la religione, con la geografia, col ceto sociale e soprattutto col tempo.

Come esempio di legge che un cattolico dovrebbe ritenere immorale, mi viene subito in mente la Bossi-Fini, che col reato di clandestinità andava contro il principio basilare del cristianesimo (Ama il prossimo tuo come te stesso), peraltro già presente anche nell’Antico Testamento. Contro questa legge protestarono la Caritas, Sant’Egidio, Famiglia Cristiana e i vescovi incaricati della pastorale dei migranti. Lo ricordo bene perché all’epoca partecipavo ad un forum di cattolici e mi scontrai con i cattolici della Lega che invece erano convintissimi di aver ragione. In realtà questa legge passò anche con il voto determinante dei deputati di FI, tra l’indifferenza generale dei cattolici che li avevano eletti. Anzi da allora molti cattolici conservatori si rifiutano di leggere Famiglia Cristiana e le altre riviste edite dalla San Paolo perché troppo di sinistra.

Questa legge recentemente è stata abrogata dalla Corte Costituzionale, non per rispetto dei principi cristiani ma perché contraria ai trattati internazionali che erano stati recepiti nella nostra costituzione. Anche il coevo accordo con Gheddafi era immorale perché incaricava un dittatore sanguinario di curare i nostri interessi contro gente innocente che aveva il solo torto di fuggire da paesi in guerra o dalla fame. Questi poveretti finivano in prigioni nel deserto dove in genere venivano torturati e le donne violentate.

Sempre in quegli anni approvammo anche una legge che per difendere gli embrioni, che obbligava l’impianto di tutti quelli prodotti, anche di quelli che avevano malformazioni, perché poi si sarebbe intervenuti con l’aborto. Fortunatamente anche questa legge è stata abrogata dalla Corte Costituzionale, ma molti cattolici erano convinti che fosse moralissima. Altre leggi chiaramente immorali sono quelle (ancora in vigore), votate da Lega e FI per difendere gli interessi di una singola azienda (come la legge Gasparri sulle frequenze televisive) o di una singola persona: la depenalizzazione del falso in bilancio (reato importante perché spia di reati molto più gravi come la frode fiscale, la corruzione e il riciclaggio, proprio mentre gli altri paesi aumentavano le pene per questo reato), la legge Cirielli che dimezza i tempi di prescrizione per gli incensurati (perché all’epoca l’interessato era incensurato), il lodo Alfano che impedisce di mettere sotto accusa il Presidente del Consiglio, il “legittimo impedimento” che consente ai parlamentari di allungare a piacere la durata dei loro processi, e altre di cui ho perso il conto. La conseguenza di tutto questo è che per favorire una singola persona ora centinaia di migliaia di processi finiscono in prescrizione, in particolare quelli per corruzione, usura, estorsione, che ormai sono quasi impunibili. Altre leggi favorivano gli amici degli amici, come i condoni edilizi a raffica, i condoni tombali (mai nome fu più azzeccato se pensiamo alla morale) per i capitali esportati illecitamente, spesso frutto di attività illecite e di riciclaggio, la riduzione delle aliquote fiscali per i redditi più alti, l’esenzione della tassa di successione e dell’ICI sulla prima casa anche per i super-ricchi (cosa mai fatta nei paesi civili), norme che rendevano più facile l’evasione fiscale, etc.

Allargando il discorso, sappiamo che la poligamia è legale in molti paesi musulmani ed è considerata morale anche da alcune sette in America, mentre è considerata immorale da cristiani, atei e dagli ebrei moderni. Ai tempi di Abramo invece la poligamia era comunemente accettata. Il divorzio è un peccato per i cattolici ma non per gli ebrei. Le unioni omosessuali sono un abominio per la Bibbia perché la Genesi racconta la fine di Sodoma e Gomorra nella storia di Lot (nipote di Abramo), annunziata ad Abramo stesso dai tre visitatori misteriosi in una delle pagine più belle e conosciute. Ma nella storia di Abramo ci sono anche episodi a dir poco sconcertanti, come quando Abramo per paura di un re che si era invaghito di Sara dice che quella è sua sorella. Secondo il racconto biblico Dio dopo l’adulterio punì quel re e non Sara né Abramo. Anche nel libro di Giosuè ci sono cose che oggi non possiamo accettare, come l’ordine che secondo il racconto biblico Dio avrebbe dato di sterminare tutti gli abitanti di Gerico, con il bestiame e i beni, e la punizione di chi non aveva obbedito. Anche se oggi diamo un’interpretazione allegorica di lotta al peccato, il racconto preso alla lettera lascia l’amaro in bocca. Inoltre nessuno oggi riterrebbe giusto lanciare una bomba atomica su una città solo perché piena di sodomiti. Tutti sappiamo che la Chiesa oggi afferma che la Bibbia non va presa alla lettera né come documento storico né come testo di morale, ma allora perché ci ostiniamo a considerare abominevoli le unioni omosessuali? Perché riteniamo che la Chiesa sia maestra infallibile nel campo della morale. Ma lo era anche quando consentiva che il braccio secolare bruciasse gli omosessuali e le streghe? Almeno fino a due secoli fa le leggi che consentivano di maltrattare gli schiavi erano tollerate dai cristiani, ma non dagli ebrei, perché la Bibbia imponeva di trattare come uno di famiglia lo straniero presente nelle loro case. Perché per secoli non abbiamo preso alla lettera questi precetti e neppure la lettera di San Paolo che affronta il tema dal punto di vista cristiano, fino a quando gli inglesi non hanno iniziato la loro guerra ai mercanti di schiavi?

Possiamo dire che la morale cambia con la religione, col tempo e con la geografia? Eppure molti cattolici in Italia sono convinti che quello che noi oggi riteniamo immorale sia immorale per tutti e debba essere punito dalla legge. Alcuni cardinali che avevano ruoli importanti nella Chiesa fecero un elenco dei principi irrinunciabili che tutti i cattolici erano tenuti a rispettare, essenzialmente su: aborto, embrioni e diritti degli omosessuali. In nome di questi principi invitarono gli Italiani a votare per il “male minore”, nonostante che quel male minore era in realtà un massone libertino, divorziato e risposato e che non abbia mai neppure tentato di abrogare la legge sull’aborto. Inoltre è stato accusato di molti reati: corruzione di un giudice per il “lodo Mondadori” (provata da una sentenza civile contro Fininvest, perché il processo penale finì in prescrizione), corruzione di testimoni, frode fiscale (provata con sentenza definitiva), compravendita di senatori e persino concussione e prostituzione minorile. Ora la Corte d’Appello lo ha assolto perché ha creduto alla tesi della Difesa, che cioè l’imputato non conosceva l’età della prostituta minorenne, e pensava che fosse davvero la nipote di Mubarak. Probabilmente appena saranno pubblicate le motivazioni della sentenza è probabile che l’Accusa faccia ricorso in Cassazione, perché sarebbe bastata una semplice telefonata al ministro degli esteri o al consolato in Marocco per conoscere la verità ed evitare di impelagarsi in situazioni imbarazzanti. Inoltre non si capisce come la ragazza sia stata consegnata alla tenutaria dell’harem delle Olgettine, mentre il giudice competente l’aveva affidata a un’associazione per i servizi sociali.

Ora quei cardinali tacciono, anche perché sono stati rimossi dai loro incarichi, un po’ per l’età, un po’ in obbedienza al nuovo corso voluto da papa Francesco che vuole una Chiesa più aderente allo spirito del Vangelo. Il “Chi sono io per giudicare?” forse sta facendo scuola. I cattolici tradizionalisti dicono che questo papa è stato male interpretato, ma intanto la sua rivoluzione all’interno della chiesa sta andando avanti. Lo IOR, dopo l’estromissione di tutti gli italiani non accetta più clienti sospetti e ha aderito alle norme internazionali contro il riciclaggio. Le guerre alla mafia e alla pedofilia nella Chiesa proseguono e non si vedono più monsignori con vistose croci d’oro massiccio o con costosi gemelli d’oro ai polsini di eleganti camicie bianche. E la Chiesa sta riacquistando credibilità.

Oggi mi sembra che nessun cardinale parli più di principi irrinunciabili di fronte ai quali bisogna scegliere il male minore e forse si sta cercando di mettere in pratica le parole di Gesù di dare a Cesare quello che è di Cesare e di dare a Dio quello che è di Dio. I musulmani integralisti adottano come leggi dello stato i precetti del Corano, ma lì è considerato morale compiere sanguinosi atti terroristici, punire con la morte omosessuali, adultere e tutti quelli che si convertono al cristianesimo. Noi vorremmo che questi paesi comprendessero che lo stato deve essere laico, ossia che le leggi non possono imporre i precetti della religione dominante. Ma siamo capaci di pensare la stessa cosa anche quando la religione dominante è la nostra?