Zibaldone della settimana – 01

La TV logora chi non ce l’ha

Una cara amica giornalista di una emittente nazionale mi ha invitato a partecipare come ospite ad una trasmissione televisiva condotta da lei. Ammetto che mi è dispiaciuto dirle di no. Non per l’emittente nazionale né per la trasmissione. Solo per lei, proprio perché cara amica. Spero abbia capito.

Non guardo la tv da decenni, non ho nemmeno un elettrodomestico televisivo funzionante. Soprattutto non sono animale da tv, né voglio diventarlo. Di gente che sbrodola per stare davanti alle telecamere se ne troverà sempre un numero sufficiente a soddisfare le esigenze della gente che sbrodola a stare a casa dietro lo schermo. Con tutto il rispetto per gente, telecamere, case e schermi.

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Tutti si muore

Si fa un gran parlare di terza guerra mondiale e di armi nucleari. Qualcuno è salito in cattedra per spiegarci, con dovizia di particolari, che la guerra è orribile e che le armi nucleari potrebbero estinguere la vita sulla Terra. E che la pace, pur conseguita sotto una dittatura, è comunque preferibile alla morte. Anzi, che i bambini vivono felici anche nelle dittature.

Nel bailamme comunicativo e (dis)informativo dei nostri tempi non mi sorprende questo.

Mi sorprendono le voci insistenti di certi cristiani che si accodano alle paure farneticanti di questi soggetti. Come se i cristiani non sapessero che il regno di pace di Cristo non è di questo mondo. Come se i cristiani non sapessero che non hanno una stabile tenda in questo mondo e vivono nell’attesa del vita che verrà. Come se non sapessero che tutti si muore. Anzi che tutto questo universo è destinato a ricapitolarsi nella fine del mondo.

Da cristiani possiamo sforzarci di iniziare a costruire il regno di Dio nel saeculum presente, avendo ben chiaro che solo nel venturum saeculum ce lo potremo godere completamente. Possiamo – e dobbiamo – realizzare progetti di pace e di fraternità, ma non certo sacrificando sull’altare del quieto vivere e della legge del più forte la libertà conquistataci da Cristo, i principi democratici di governo dei popoli, che rispettano maggiormente l’indole sociale delle persone, i diritti umani ormai universalmente riconosciuti.

Tutti si muore. A questo non potremo opporci. Ma una pace senza libertà, senza democrazia, senza diritti non è degna di questo nome. Chi l’accettasse, sarebbe già morto. Opporsi a questo simulacro di pace è atto di viventi razionali.

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Non fatemi perdere altro tempo

Non seguo più tanto alcune vicende ecclesiali. Vi partecipo il minimo indispensabile.

S’è fatto un gran parlare che dopo la pandemia nulla sarebbe tornato come prima. Nel mio piccolo ho potuto rendermi conto di quanto fosse falsa questa espressione.

A dicembre abbiamo fatto un incontro di preti. Mi sono lamentato del fatto che certi incontri continuano a sembrare gruppi psicoterapeutici di auto mutuo aiuto. Un collega mi ha risposto che non ci sarebbe nulla di male, anche se lo fossero. Ho osservato che come cappellani non siamo stati capaci di proporre segni importanti nella Diocesi in risposta della pandemia. Mi hanno risposto che non ne vedevano il bisogno. Mi sono detto certo che occorre modificare alcune nostre strutture adattandole al rinnovamento in atto da anni nella sanità pubblica. Hanno sorriso.

Insomma, l’aria è quella del Gattopardo, si deve cambiare tutto perché tutto resti uguale. Altro che nulla sarebbe tornato come prima: “possiamo con una certa sicurezza sperare che si ritorni ad una vita senza distanziamento e senza mascherine“, si scrive nelle lettere ufficiali.

E vorreste parlami di Sinodo, di cammino insieme? D’accordo. Ci sto. Quando avrete deciso, mandatemi una comunicazione, una mail, un sms, ditemi in che direzione state andando e vi raggiungo. Ma per favore, non fatemi perdere altro tempo.