Centrare il centro in politica

Su twitter Riccardo Puglisi scrive

Condivisibile.

Ma a parte il sensatissimo invito rivolto agli imprenditori illuminati di scommettere su una politica di ampio respiro, la domanda delle cento pistole è: di quale centro parliamo?

E subito a seguire la domanda delle mille pistole: si può centrare il centro, in politica?

Dico la mia, Riccardo. Poi vediamo.

Dico la mia dicendo cosa non è centro.

Non sono centro il fascismo e le sue declinazioni storiche e non sono centro il socialismo e le sue declinazioni storiche.

Non sono centro il populismo, il clericalismo, l’assistenzialismo.

Esclusi dal centro pure giustizialismo, dirigismo e autoritarismo (in qualsiasi salsa si presentino).

Il centro non respinge i migranti, ma di certo respinge tutte le forme di discriminazione, omofobia, prevaricazione, corruzione, mafia, caporalato.

Mi verrebbero in mente tante altre cose, per ora mi fermo qui perché ho calda l’altra domanda sul centrare il centro. Già è difficile fare centro al tiro a segno, in politica sembra come un terno al lotto.

Puntano tutti al centro perché è il bersaglio grosso, quello che vale di più in termini numerici ed elettorali. E una volta conquistato, lo strattonano da una parte o dall’altra, dove non sarà più centro.

Bisogna alzare la voce per far capire che l’elettorato è stanco di quaquaraquà e ominicchi che promettono la luna e poi si rifiutano di costruire una ferrovia? Che non ce la fa più di ondeggiare da destra a sinistra ad ogni elezione perché il fallimento delle visioni politiche miopi lo stanca e lo riempie di sfiducia?

L’elettorato chiede stabilità di risultati e di benessere, questa è la mission del centro. Una sfida enorme, generazionale, per realizzare il sogno di una società moderna, rispettosa dell’ambiente umano e naturale, capace di provvedere ai più poveri e ai più deboli, senza dimenticare di stimolare e di premiare le eccellenze.

A chi volesse cominciare oggi la lotta per centrare questo centro in politica, nessuna promessa di facili successi e di sogni di gloria, di adunate oceaniche e di balconi più o meno famigerati. Anzi, si prepari a lacrime e sangue, la lotta per centrare il centro e realizzare il suo sogno non si fa prendendo il tè delle 5 in salotto né giocando a canasta con le amiche.

Meglio dirlo prima: non tutti sono vasi di ferro, se uno il coraggio non ce l’ha non se lo può dare. Ma se uno poco poco ci crede, è il momento di rimboccarsi le maniche e di conquistare l’elettorato con la forza della ragione e di una superiore visione di libertà.