E Mino?

Oggi riprendo la serie #PsychiatricStories e vi propongo un #thread su una vicenda che dovrebbe far riflettere tutti sui ritardi e sulle ingiustizie ancora attuali in Italia.

Troverete qui la raccolta di tutte le storie precedenti

https://www.ugoquinzi.it/category/cultura/scienza/psicologia/psychiatricstories/

(1) È la storia di Mino (nome di fantasia) che conosco bene perché ho benedetto le nozze dei suoi genitori, F. e D. Mino nasce nel 2007 quinto di cinque figli.

Eppure già da un paio di anni mamma D. accusa disturbi sempre più evidenti.

(2) D. teme di essere spiata, spesso fatica ad alzarsi da letto, dove resta tutto il giorno, a volte viene assalita da una maniacale necessità di pulizia e di ordine. Quando nasce Mino esprime il dubbio che non sia figlio suo ma possa essere Satana.

(3) Delirio crescente che allarma F. da tempo e lo spinge a consultare specialisti. Il cui aiuto D. non sembra gradire.

Mino cresce, ma è chiaro si tratti di un bimbo particolare. A 7 anni gli viene diagnosticato un disturbo dell’attenzione e di iperattività di tipo combinato.

(4) Nel frattempo tra F. e D. si acuiscono i problemi. D. partecipa sempre meno al ménage familiare, a volte compie gesti che lo mettono in crisi, come la vendita di un’automobile o la chiamata di una ditta di deforestazione per sistemare il giardino, tutto all’insaputa di F.

(5) F. deve farsi carico della scuola dei figli, di cucinare, delle necessità domestiche, perché D. anche quando non va a lavoro sembra disinteressata alla famiglia. Spesso per placare le sue crisi di ansia ricorre in autonomia a psicofarmaci che la rendono poco collaborativa.

(6) Soprattutto D. esplode in improvvise crisi di rabbia durante le quali picchia F. con violenza procurandogli evidenti ecchimosi e lesioni. Pur consigliato di farsi refertare in tali circostanze, F. cerca di resistere sperando in un miglioramento di D., che però non arriva.

(7) Nell’ottobre del 2015, a seguito dell’ennesima lite, F. decide di interrompere il rapporto con D. e nel gennaio 2016 avvia le pratiche per la dichiarazione di nullità presso il Tribunale ecclesiastico.

La separazione giudiziale invece arriverà nel 2017.

(8) F. prepara una corposa documentazione per chiedere l’affido esclusivo dei figli, ma il Giudice donna, che solo in quel giorno ha iscritte a ruolo 70 cause, nemmeno la guarda e in mezz’ora decide l’affidamento condiviso con domicilio presso la madre.

E Mino?

(9) I docenti di Mino sono preoccupati: in classe è irritabile, mima atti sessuali e autolesionistici, parla di suicidio e chiede come fare a “togliersi dalla testa le brutte cose che mamma dice“.

Ne parlano con F. il quale inonda la magistratura di denunce ed esposti.

(10) 2017: le assistenti sociali nominate dal Tribunale sono preoccupate per i problemi psichici di Mino. Mino non fa i compiti, in aula è sempre più disattento. Occorre aggiornare la diagnosi per predisporre il piano didattico necessario ai suoi disturbi di apprendimento.

(11) Nel 2018 alla ASL tutte le carte sono pronte, ma devono firmare entrambi i genitori. F. firma subito. D., invitata più volte a farlo, si reca negli uffici solo a dicembre 2018, ma non firma perché “non capisce le sigle“. Dal 2019 non risponde più nemmeno ai solleciti.

(12) A marzo del 2019 cambia Giudice che accoglie l’istanza di CTU (Consulenza Tecnica d’Ufficio). Alla psicoterapeuta incaricata D., imbottita di psicofarmaci, si dichiara disponibile a firmare per la diagnosi di Mino.

Ma nonostante vari solleciti non lo fa.

(13) A giugno 2019 arriva la sentenza del(la) Giudice ecclesiastico. Ha letto tutte le carte, ha ascoltato tutti i testimoni, D. ha dato il suo assenso ad usare pure le perizie psichiatriche su di lei. Il matrimonio è dichiarato nullo.

Giudizio serio, come non si vede altrove.

(14) Febbraio 2020: cambia per la terza volta Giudice civile. Finalmente si occupa di Mino, dando alle parti il termine di 4 mesi per provvedere alla diagnosi del figlio.

Siamo in pieno lockdown da Covid-19, nonostante ciò la ASL si attiva con rapidità. D. è convocata.

(15) F. apprende in seguito che D. si è recata alla ASL dove era attesa per la firma, ma in totale stato confusionale, non sapeva il motivo per cui fosse lì, cercava un medico che non c’era, voleva portarsi via il modulo per leggerlo a casa.

Ovviamente niente firma.

E Mino?

(16) Mino qualche giorno prima era rimasto vittima di un incidente, perché a 12 anni alle 22:00 passate stava in bicicletta da solo in strada ed era stato investito da una macchina.

D. non se ne era occupata, al pronto soccorso era stato il fratello più grande a raggiungerlo.

(17) Il padre F. non era stato informato da nessuno, era venuto a saperlo dal genitore di un suo amichetto che chiedeva notizie.

Per fortuna Mino non ha riportato gravi danni. Ma D. non era stata nemmeno in grado di avviare la richiesta risarcitoria all’assicurazione.

(18) Nel frattempo il preside convoca i genitori di Mino. Non ha partecipato alla DAD (Didattica A Distanza), non ci sono elementi per giudicarlo, rischia addirittura la non valutazione.

Eppure Mino passa le giornate al computer ed è youtuber. Ma da casa nessuno lo segue.

(19) D. è vittima di un sistema attento ai cavilli legali ma incapace di occuparsi della sostanza. Nessuno si assume la responsabilità di riconoscere la sua malattia.

E Mino?

Mino non ha ancora una diagnosi aggiornata perché manca una firma. Crescerà, speriamo meglio di noi.


Potete leggere la storia di Mino anche su Twitter, seguendo il #thread.