Auguri, Mons. De Donatis

Alla fine il Papa ha scelto. E pure annunciato, nel giorno della festa di S. Filippo Neri, copatrono di Roma.

Il suo nuovo Vicario (Provicario per l’esattezza, finché non sarà Cardinale) Generale per la Diocesi è Sua Eccellenza Mons. Angelo De Donatis. Come avvenne pure con Ruini il neo-vicario non è cardinale al momento della sua nomina ed è relativamente giovane, 63 anni tali da assicurargliene almeno una dozzina di governo.

Don Angelo, come familiarmente lo chiama buona parte del clero di Roma, era nella rosa dei futuribili (ne ho parlato qui).

Mi lasciò perplesso per più motivi la sua ordinazione episcopale (Roma ha davvero bisogno di ben 10 vescovi alla sua guida? È opportuno che l’ex direttore spirituale del seminario, incaricato della formazione permanente del clero e notoriamente attuale confessore di molti sacerdoti svolga anche funzioni di controllo e governo?) e gli stessi motivi trovavo più decisivi per ritenere fragile la sua candidatura.

In realtà molti, tra cui evidentemente l’ottuagenario Vescovo di Roma, ritengono di interpretare diversamente e considerano quei motivi un punto di forza. Chi meglio di un mite padre spirituale conosciuto e stimato dai preti potrebbe governarli? Chi meglio di un sant’uomo confessore e depositario di tutte le loro difficoltà e gioie potrebbe amministrare i destini dei ministri della Chiesa?

La scelta caduta su Mons. de Donatis sembrerebbe privilegiare (ancora una volta, se ce ne fosse bisogno!) l’attenzione dell’apparato rispetto ai suoi quadri.

Si aprono scenari per certi aspetti inediti e non si può fare a meno di porsi domande. Una tra tutte: la persona di don Angelo alla guida vicariale della Diocesi di Roma non si rivelerà un boomerang proprio riguardo al motivo principale per cui è stato scelto, cioè il rapporto con il clero?

La sua personale conoscenza di molti preti potrebbe indurli a pensare di ottenere qualche beneficio da questa amicizia e per il novello vicario che ha fin da subito bisogno di collaboratori non sarà facile fare una cernita. Altri potrebbero sentirsi esclusi o addirittura danneggiati dalle confidenze che hanno fatto al nuovo Vicario nel corso del tempo. Altri ancora potrebbero non sentirsi più liberi di parlare con disinvolta fraternità con preti che sanno essere figli spirituali del santo vescovo. E quando si affacceranno gli inevitabili conflitti, il buon padre potrebbe rinunciare a prendere posizione nel timore di danneggiare qualcuno dei suoi figli. O scegliere di farsi promotore di quieto vivere in famiglia.

Magari si tratta dei dubbi caratteristici di ogni alba: luce fioca, nebbie notturne ancora insistenti, incertezza sugli esiti della giornata, qualche nube all’orizzonte. Basterà attendere i primi passi del nuovo Vicario per capire la direzione. Il tempo ci dirà se quella di Bergoglio è stata ispirazione giusta.

Mi permetto solo un consiglio a Sua Eccellenza, pur sapendo che la sua saggezza non ne ha troppo bisogno: tra un prete fedele e uno leale non abbia dubbi, scelga il secondo.

Auguri Mons. De Donatis, di questi sì invece ne ha proprio bisogno.