Un nuovo Popolo sacerdotale

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L’incontro con il gruppetto di universitari si sposta quest’oggi nella Parrocchia S. Martino I Papa per affrontare i capitoli 9 e 10 della Lumen Gentium.  Prosegue la riflessione sul documento che nel Concilio Vaticano II ha tanto contribuito a rinnovare profondamente la Chiesa per farla aderire sempre meglio al desiderio del Signore Gesù.

1. Testo: LG 9-10

9. In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la giustizia (cfr. At 10,35). Tuttavia Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo servisse nella santità.

Scelse quindi per sé il popolo israelita, stabilì con lui un’alleanza e lo formò lentamente, manifestando nella sua storia se stesso e i suoi disegni e santificandolo per sé. Tutto questo però avvenne in preparazione e figura di quella nuova e perfetta alleanza da farsi in Cristo, e di quella più piena rivelazione che doveva essere attuata per mezzo del Verbo stesso di Dio fattosi uomo. «Ecco venir giorni (parola del Signore) nei quali io stringerò con Israele e con Giuda un patto nuovo… Porrò la mia legge nei loro cuori e nelle loro menti l’imprimerò; essi mi avranno per Dio ed io li avrò per il mio popolo… Tutti essi, piccoli e grandi, mi riconosceranno, dice il Signore» (Ger 31,31-34). Cristo istituì questo nuovo patto cioè la nuova alleanza nel suo sangue (cfr. 1 Cor 11,25), chiamando la folla dai Giudei e dalle nazioni, perché si fondesse in unità non secondo la carne, ma nello Spirito, e costituisse il nuovo popolo di Dio. Infatti i credenti in Cristo, essendo stati rigenerati non di seme corruttibile, ma di uno incorruttibile, che è la parola del Dio vivo (cfr. 1 Pt 1,23), non dalla carne ma dall’acqua e dallo Spirito Santo (cfr. Gv 3,5-6), costituiscono «una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una nazione santa, un popolo tratto in salvo… Quello che un tempo non era neppure popolo, ora invece è popolo di Dio» (1 Pt 2,9-10).

Questo popolo messianico ha per capo Cristo «dato a morte per i nostri peccati e risuscitato per la nostra giustificazio­ne» (Rm 4,25), e che ora, dopo essersi acquistato un nome che è al di sopra di ogni altro nome, regna glorioso in cielo. Ha per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo come in un tempio. Ha per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati (cfr. Gv 13,34). E finalmente, ha per fine il re­gno di Dio, incominciato in terra dallo stesso Dio, e che deve essere ulteriormente dilatato, finché alla fine dei secoli sia da lui portato a compimento, quando comparirà Cristo, vita nostra (cfr. Col 3,4) e «anche le stesse creature saranno libe­rate dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla gloriosa libertà dei figli di Dio» (Rm 8,21). Perciò il popolo messianico, pur non comprendendo effettivamente l’universalità degli uomini e apparendo talora come un piccolo greg­ge, costituisce tuttavia per tutta l’umanità il germe più forte di unità, di speranza e di salvezza. Costituito da Cristo per una comunione di vita, di carità e di verità, è pure da lui assunto ad essere strumento della redenzione di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra (cfr. Mt 5,13-16), è inviato a tutto il mondo.

Come già l’Israele secondo la carne pere­grinante nel deserto viene chiamato Chiesa di Dio (Dt 23,1 ss.), così il nuovo Israele dell’era presente, che cammina alla ricerca della città futura e permanente (cfr. Eb 13,14), si chiama pure Chiesa di Cristo (cfr. Mt 16,18); è il Cristo infatti che l’ha acquistata col suo sangue (cfr. At 20,28), riempita del suo Spirito e fornita di mezzi adatti per l’unione visibile e sociale. Dio ha convocato tutti coloro che guardano con fede a Gesù, autore della salvezza e principio di unità e di pace, e ne ha costituito la Chiesa, perché sia agli occhi di tutti e di ciascuno, il sacramento visibile di questa unità salvifica [15]. Dovendosi essa estendere a tutta la terra, entra nella storia degli uomini, benché allo stesso tempo trascenda i tem­pi e i confini dei popoli, e nel suo cammino attraverso le tentazioni e le tribolazioni è sostenuta dalla forza della grazia di Dio che le è stata promessa dal Signore, affinché per la umana debolezza non venga meno alla perfetta fedeltà ma permanga degna sposa del suo Signore, e non cessi, con l’aiuto dello Spirito Santo, di rinnovare se stessa, finché attra­verso la croce giunga alla luce che non conosce tramonto.

10. Cristo Signore, pontefice assunto di mezzo agli uomini (cfr. Eb 5,1-5), fece del nuovo popolo «un regno e sacerdoti per il Dio e il Padre suo» (Ap 1,6; cfr. 5,9-10). Infatti per la rigenerazione e l’unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le attività del cri­stiano, spirituali sacrifici, e far conoscere i prodigi di colui, che dalle tenebre li chiamò all’ammirabile sua luce (cfr. 1 Pt 2,4-10). Tutti quindi i discepoli di Cristo, perseverando nella preghiera e lodando insieme Dio (cfr. At 2,42-47), offrano se stessi come vittima viva, santa, gradevole a Dio (cfr. Rm 12,1), rendano dovunque testimonianza di Cristo e, a chi la richieda, rendano ragione della speranza che è in essi di una vita eterna (cfr. 1 Pt 3,15) Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordi­nati l’uno all’altro, poiché l’uno e l’altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell’unico sacerdozio di Cristo [16]. Il sacerdote ministeriale, con la potestà sacra di cui è investito, forma e regge il popolo sacerdotale, compie il sacrificio eucaristico nel ruolo di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo; i fedeli, in virtù del loro regale sacerdozio, con­corrono all’offerta dell’Eucaristia [17], ed esercitano il loro sacerdozio col ricevere i sacramenti, con la preghiera e il rin­graziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l’abnegazione e la carità operosa.

 

2. La chiamata a diventare popolo

  • Volontà salvifica di Dio. Un disegno, un progetto:

    • chiunque pratica la giustizia (= santità) è bene accetto a Dio

    • ordinariamente salvezza e santificazione si realizzano come popolo, non come individuo

    • Dio ha formato (e forma ancora) il suo popolo “lentamente”, rispettando e seguendo i suoi passi nella storia

    • Capo del popolo: Cristo; condizione: dignità e libertà dei figli; legge: amore; fine: regno di Dio

    • Popolo di Dio = germe di unità, di speranza e di salvezza

    • Chiesa, sacramento visibile di unità, entra nella storia degli uomini: tra tentazioni, tribolazioni, fedeltà, rinnovamento

    • tutte le attività del cristiano sono sacrifici spirituali per far conoscere Dio

    • i battezzati fanno da ponte tra gli uomini e Dio con i sacramenti, la preghiera, la santità, l’abnegazione, la carità

  • La Chiesa come popolo. Il CVII abbandona la visione della Chiesa come societas perfecta a favore di una visione biblica e pastorale:

    • la parola chiave diventa patto, alleanza

    • il modello di fede proposto non è più quello “a pacchetto” (tutto già presente fin dall’inizio: accettare, scartare e usare, prego) ma quello “a processo” (“lentamente” Dio forma il suo popolo e la sua coscienza)

    • l’indicazione principale che proviene dalla rinnovata visione della Chiesa e del regno di Dio è quella di un prolungamento nel tempo e nello spazio della presenza di Cristo nella storia tra gli uomini (e non invece di un gruppo di prescelti per la propria salvezza)

    • cadono diversi diaframmi: dentro-fuori (Dio accetta i giusti presenti ovunque); salvati-condannati (essere “anagraficamente” nella Chiesa non è una garanzia di salvezza); sacerdoti-“laici” (da approfondire, ma è chiaro: la chiamata al “pontificato sacerdotale” coinvolge l’intero popolo per la sua natura di testimone); la Chiesa che ne emerge è di tipo inclusivo e non esclusivo; un popolo, non un club

3. Per una riflessione personale

  • Il patto: “io faccio quello che vuoi tu e tu fai quello che voglio io”

  • Popolo di Dio: maestro e artefice di unità nel genere umano

  • Consapevoli di una dignità di figli, pronti ad amare, proiettati verso il compimento del regno di Cristo

  • Cristo, l’attore principale: ci conquista con il suo sangue, ci riempie del suo Spirito, ci fornisce di doni per il bene del suo corpo

  • Per un itinerario spirituale:

    • a volte le mie idee personali sembrano non in sintonia con il sentire della Chiesa… accetto che la mia fede personale non sia ancora compiuta?

    • in che modo genero speranza?

    • sono consapevole del sacerdozio del quale sono stato rivestito?

    • a volte piccolo gregge: perché? Seguo sempre il Pastore giusto?

Preghiera e azione

Proponi un “impegno/intenzione” di preghiera da mantenere singolarmente o di gruppo fino al prossimo incontro di gruppo.

Proponi un’“esercizio di sacerdotalità” da sviluppare singolarmente o di gruppo fino al prossimo incontro di gruppo.