Introduzione agli Esercizi Spirituali

“Come mai questo tempo non sapete giudicarlo?”

(Lc 12,56)

Fede e discernimento

Corso di Esercizi Spirituali

Figlie della Chiesa

Domus Aurea

19-26 Settembre 2013

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Introduzione agli Esercizi Spirituali

Tempo di grazia

Come sapete, non ero io il predicatore al quale era stato affidato inizialmente questo corso di ES. Quando sono stato chiamato per la sostituzione ho volentieri accettato l’invito di condividere con voi questo tempo di grazia.

Occorre essere onesti e riconoscere il valore intrinseco di certi aspetti della nostra vita. Forse di tutti. Ma pensateci bene. Quanti uomini e donne, quanti laici e laiche potrebbero sottrarre alla famiglia e al lavoro una settimana di tempo per dedicarsi unicamente al loro spirito? Quanti, soprattutto in questo tempo di crisi, potrebbero permettersi il “lusso” di non fare nulla e anzi spendere denaro per non fare nulla?

Il tempo degli ES è un tempo di grazia, per chiunque vi partecipa, predicatore o esercitanti. Ci viene incontro e ci accoglie in piena gratuità: nulla abbiamo fatto per meritarlo più di tanti altri e nessuno di noi può ritenersi in diritto di usufruire di un tempo di ricreazione spirituale tanto forte.

Il tempo degli ES ci viene incontro e ci accoglie senza pretese: non pretenderà da noi neppure un cambiamento, una conversione. Non ci obbligherà a modificare di noi nulla né a provare qualsivoglia forma di benessere spirituale.

Lo spazio dell’amore

In qualche occasione nella vita della Chiesa i credenti, o perché presi dall’abitudine o perché non del tutto consapevoli, si sono quasi dimenticati di attribuire alla grazia di Dio la considerazione che essa merita.

Deve esistere uno spazio dove non tutto è dovuto e non tutto è obbligo e quello spazio si chiama amore. Nello spazio del dovere e dell’obbligo difficilmente trova casa l’amore, ma nello spazio dell’amore tutto si può abbracciare, anche il dovere e l’obbligo.

La fede in Gesù spinge ogni uomo a riconsiderare gli spazi dell’amore come spazi aperti. La tradizione biblica dello spazio dell’amore fa tornare alla mente le parole del Cantico dei Cantici, poema amoroso per eccellenza. Così, mentre lo sposo invita la sposa che gli ha rapito il cuore ad uscire dal Libano (cfr Ct 4,8-9), egli non può che esaltarla come colei che è “giardino chiuso, fontana sigillata” (Ct 4,12). Giardino chiuso, “hortus conclusus”.

La scrittura con queste parole sembra offrire la visione dello spazio dell’amore come uno spazio protetto da sguardi indiscreti, spazio intimo e sacro, spazio inviolabile. Nell’esperienza comune di ogni persona la necessità di ritagliarsi spazi vitali di intimità con la persona amata e con il Signore non fa che confermare questa evidenza. Sono quegli spazi che preservano il nucleo più profondo della nostra identità umana, della nostra persona e che ci fanno conoscere l’Altro in un trasporto di rivelazione.

La tradizione cristiana, anche quella artistica, non ha avuto difficoltà ad applicare il versetto del Cantico alla Vergine Maria e alla sua maternità verginale: lei è l’Hortus conclusus, il giardino chiuso nel quale fiorisce un sì rispettoso e amorevole al progetto di Dio. Tutta la persona di Maria è hortus conclusus. In lei il dialogo incessante con Dio, come in una fontana che zampilla, diventa rivelazione continua, finché nel suo stesso grembo non si fa strada la Rivelazione per eccellenza, Gesù.

In tal modo si scopre che la “chiusura” del giardino non è un atto di ripiegamento su se stessi, bensì l’esatto contrario. Lo spazio protetto dell’amore è la garanzia che l’amore non si disperda, non si corrompa, ma anzi si apra e si dilati senza conoscere confini.

Il tempo della grazia apre uno spazio di amore dove si scopre l’abisso di libertà che ci chiama ad un atto di donazione continua. Possiamo dire che il tempo degli ES proprio perché tempo di grazia è anche tempo di amore. Il tempo degli ES ci permette di rientrare in noi stessi e di riappropriarci dello spazio intimo e profondo dove abbiamo da sempre fatto l’esperienza dell’amore. Ci viene incontro come dono di amore e si fa accogliere come dono di amore. Lontani dal frastuono e dalle normali occupazioni quotidiane, torneremo anche noi nell’hortus conclusus nel quale ancora una volta ascolteremo la voce dello Sposo che si rivolge alla nostra anima: “Vieni dal Libano, mia bella!”.

La grazia è Gesù Cristo

Le lettere di San Paolo testimoniano il suo stupore quando egli si sofferma a meditare, contemplare e cantare il sacramento della nostra salvezza. In particolare nella lettera agli Efesini non trova parole migliori per rivolgersi ai credenti se non un inno di ringraziamento e di lode a Dio. Egli benedice Dio perché ci ha benedetti scegliendoci prima della creazione del mondo (cfr 1,3-5). Non richiamo generico ad un amore banale ed astratto, ma la consapevolezza di una chiamata personale, amorosa. San Paolo canta lo stupore che si prova non di fronte ad un amore occasionale e furtivo, ma davanti al delicato desiderio intessuto di pazienza e di attesa di Qualcuno che ha saputo sorprenderlo.

L’apostolo riconosce che quell’amore infine è non un anonimo dono di grazia “estetica”, bensì il contatto diretto e personale con Dio stesso attraverso suo Figlio: la grazia si è fatta Uomo (cfr 1,6) e Gesù è l’uomo della grazia.

L’evangelista Giovanni con altre parole rafforzerà questo concetto. Anche lui erompe in un inno di lode contemplando il sacramento della salvezza e riconoscendo che Gesù è la fonte della grazia e della verità (cfr 1,17). Da questo Gesù tutti noi abbiamo ricevuto “grazia su grazia” (1,16).

Gli ES spirituali sono tempo di grazia che ci invita ad occupare uno spazio di amore perché sono tempo nel quale la presenza di Gesù si fa ancora più prossima. Quasi fisica. Sono tempo di incontro e di accoglienza.

Non è un caso che lo stesso Giovanni, ammirato, osservi che a quanti hanno accolto Gesù, il Signore “ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome” (Gv 1,12). Nella generazione della carne la figliolanza deriva necessariamente: nessuno di noi è stato libero di accettare o meno la scelta che hanno fatto i nostri genitori di metterci al mondo, per quanto si trattasse di una scelta di amore.

Nella figliolanza dello spirito non accade nulla di simile. La scelta di Dio che chiama alla vita si incontra con la libertà della creatura che accoglie e in tale accoglienza riceve ἐξουσία (exousìa). Un termine greco che l’italiano rende con “potere”, ma nel quale è radicato il senso di chi possiede la facoltà di scegliere, di esercitare la propria libertà in modo autonomo. Quindi non i “superpoteri” di certi eroi dei fumetti o il puro arbitrio dei tiranni, bensì la libertà totale di adesione ad un progetto.

Accogliere la grazia degli ES ci dona ἐξουσία, ci rende più liberi, più forti, dilata la nostra facoltà di rispondere con slancio crescente alla crescente chiamata del Signore. L’incontro liberante con Gesù aggiunge “grazia su grazia” alla nostra vita.

Impariamo a ringraziare “prima”

Impossibile partire con il piede giusto in un corso di ES trascurando lo stato d’animo con il quale dobbiamo affrontarlo. Quando in casa ci accingiamo a sbrigare le faccende domestiche, per esempio le pulizie, facciamo largo, spostiamo oggetti o mobili e nel caso gettiamo via quello che pensiamo inutile. In una parola “sgomberiamo”.

Così anche noi se vogliamo far respirare al nostro animo un po’ di aria fresca dobbiamo sgomberare gli spazi interiori da ogni acredine e cattiva amarezza per entrare in un clima di gratitudine al Signore e alla Chiesa per tutti i doni ricevuti. Mi permetto di darvi un consiglio: prendete l’abitudine di ringraziare anche prima e non solo dopo. Prima di parlare, per l’attenzione che vi sarà prestata; prima di confessarvi, per il dono del sacramento e dell’amicizia di Dio; prima di iniziare un corso di ES, riconoscendo tutti i benefici di cui siamo circondati.

La dimensione vitale del cristiano è quella della gratitudine, una dimensione propriamente eucaristica.

Un percorso

Papa Benedetto XVI il 9 febbraio 2008, rivolgendosi ad alcuni membri della Federazione Italiana Esercizi Spirituali, ebbe a dire che gli ES sono uno strumento prezioso ed efficace per

  • la crescita spirituale
  • l’iniziazione alla preghiera
  • l’iniziazione alla meditazione
  • rinnovare la gioia e il gusto della liturgia
  • riscoprire la celebrazione dei sacramenti
  • riacquisire il gusto e il senso pieno della contemplazione e delle pratiche di pietà.

In questi pochi punti troviamo tracciato il percorso da compiere durante i prossimi giorni. Pregheremo, contempleremo, mediteremo, celebreremo.

Nel “giardino chiuso” dove il tempo di grazia apre lo spazio dell’amore ci impegniamo a mantenere il silenzio. Sarà il silenzio a vigilare perché la parola della vita non si perda, ma sia custodita in ciascuno di noi.