Signore, ricordami che ho un cuore

neonato_cuoreE così ti svegli la mattina
e nemmeno ci fai più caso.
Fai colazione.
Tra una notizia e l’altra alla tv
o una canzone nelle cuffiette.
Sollevi le tendine per capire che tempo fa.
Ti lavi, ti sistemi, ti fai piacente.
Apri le finestre per far cambiare aria.
Cambiare aria.
Talvolta ti fermi e ci ripensi:
cambiare aria.
Via. Fuggire.
No, non c’è tempo. Ti vesti.

E nulla, ancora non te ne sei accorto.

Raccogli le tue cose, finalmente pronti:
a lavoro, a scuola, in giro per commissioni.
O in giro a cercarlo, il lavoro.
Scendi le scale, prendi l’ascensore.
Metti in moto l’auto, ascolti la musica.
Stai nel traffico.
Pensi.
Alle persone che incontrerai.
A qualcuno che ti ha lasciato.
A quelli con cui dovrai parlare.
Alle cose da fare.
Alle arrabbiature: c’è sempre qualcuno
che ti ha tagliato la strada, maledetto!
Tutti di fretta, tutti di fretta.

No, niente da fare, non te ne accorgi.

Poi lavoro, lavoro, lavoro.
E scuola. E corri di nuovo.
Una bolletta da pagare,
un’altra fila da fare.
E devi passare dai tuoi vecchi.
Hanno bisogno di te.
Uffa, tutti hanno bisogno di te.
Vai, fai la spesa, forse dopo anche un po’ di sport.
Una risata tra amici.
Poi cena, poi tv.
Poi il pigiama, poi i denti,
poi il letto.
Hai dimenticato di mettere la sveglia per domattina.
Metti la sveglia.
Spegni la luce.
Buonanotte.

E fine, proprio non ci hai fatto caso.

Come se quel cuore che batte dentro di te
notte e giorno
non ti dicesse nulla.

Férmati adesso.
Prova a mettere la mano sul petto.
Senti il ritmo delle pulsazioni
sul tuo palmo.
Ascolta cosa ti raccontano
della vita che scorre.
Dialoga con il tuo cuore.
Socchiudi gli occhi per un po’.
Smetti pure di leggere queste righe
per qualche minuto.
Ad occhi chiusi.
A dopo.

Rieccoci.
Hai trovato stupido toccarti il petto
per sentire il battito del tuo cuore?
Hai trovato stupido parlare
con un organo del tuo corpo?
Sì, ammettiamolo, è un po’ da imbecilli.
Sarà per questo che non ci facciamo più caso,
al cuore che batte notte e giorno.
Ci sentiamo imbecilli
a fare una cosa stupida:
ascoltare il cuore e
parlare con il cuore.

Non ci sentiamo imbecilli a parlare con la bocca.
O ad ascoltare con le orecchie.
No, quello no.
E nemmeno ci sentiamo imbecilli a parlare
con il cervello.
Ma parlare con il cuore, eh…
di questo passo finiremo per parlare
pure con i reni o con la milza.
Roba da manicomio!

Eppure tutti all’inizio della nostra vita
abbiamo dialogato con il cuore.
Nel grembo di nostra madre.
Il primo rumore che abbiamo sentito,
il primo suono che abbiamo udito.
Il battito del cuore di nostra madre.
Nel buio e nel calore del suo grembo
solo quel battito ci tranquillizzava.
Il cuore di nostra madre batteva
e ci diceva vita.

E i bambini, appena nati: come dormono
sereni sul petto di mamma e di papà,
i bambini appena nati,
continuando ad ascoltare quel suono!
Che continua a dire accoglienza
a dire amore.

Dio un giorno s’è incuriosito e
ha voluto ascoltare, lui pure,
il battito del cuore dell’umanità.

“Incarnato nel seno della Vergine Maria”.
Nel buio e nel calore del suo grembo.
Quel suono e quel rumore.
Dio ha ascoltato il battito del cuore dell’uomo.
E si è rasserenato.
Come un Bimbo.

Signore, a Natale ti prego:
ricordami che ho un cuore che batte
perché tu possa sentirlo
e rasserenarti.

Un cuore che dica
vita
accoglienza
amore.

Metti la mano sul mio petto,
chinati con il tuo orecchio
e senti tu pure
questo cuore che batte.

E chiedimi di poggiare la mia mano
sul tuo petto,
di chinarmi con il mio orecchio
per sentire il tuo cuore che batte.
Il suono del tuo cuore.
Per rasserenarmi
della tua vita
della tua accoglienza
del tuo amore.

Signore, ricordami che ho un cuore.

 

I miei auguri per il Natale 2014. UQ