Zibaldone della settimana – 06

Le piazze piene

Le folle non fanno testo.

Una volta un tizio entrò in città acclamato come re in mezzo a due ali di folla osannanti. Cinque giorni dopo la stessa folla urlava “Crocifiggilo!” e “Vogliamo Barabba!”.

Meglio diffidare delle piazze piene (e se non è Cristo, anche di chi le riempie).

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Pacem in terris

Che le sanzioni alla Russia per la guerra ucraina nel breve-medio periodo peseranno molto è un dato di fatto.

Che la guerra da parte dei russi sia persa è da vedere. Nelle regioni che interessano loro, pare che i russi abbiano cominciato a costruire una terza linea di difesa, a deportare gli ucraini e a russificare rapidamente. Il ritorno ad una situazione ante guerra (come per la Crimea) potrebbe essere impossibile.

Per di più le guerre costano. I cittadini USA e UE stanno pagando a questa guerra un contributo più o meno indiretto in armi e munizioni e in danni economico-commerciali.

Fino a quando i contribuenti saranno disposti ad appoggiare l’aiuto all’Ucraina? Una logorante guerra di posizione o anche una guerriglia (difficile nella pianeggiante Ucraina) saranno viste con sempre maggiore distacco da chi deve sovvenzionarle.

Il tempo gioca a favore degli attaccanti, in questo caso. Soprattutto mancano segnali di una efficace opposizione interna. Anzi all’apparenza la popolazione russa supporta per la maggioranza l’operazione militare speciale.

C’è poi la famosa questione del grano, che fa prevedere gravi ripercussioni su diversi Paesi totalmente dipendenti dalle importazioni provenienti da quell’area. Non sarà facile chiedere loro di schierarsi dalla parte degli aggrediti, protraendo per un tempo indefinito la loro carestia.

Sono abbastanza scettico sul fatto che se le cose dovessero protrarsi nel tempo (uno, due, cinque anni) gli ucraini godranno degli stessi appoggi odierni. L’assenza di guerra fa comodo a tutti.

La pace invece è un’altra cosa.

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Epidemia di episcopite

Roma ha da sempre mostrato tra il suo clero sintomi inequivocabili di episcopite, patologia piuttosto comune che nella Capitale assume forme epidemiche.

Dal 27 maggio scorso ha tre nuovi sorveglianti (vescovi) ausiliari. Tre in un colpo solo. Così l’amministrazione (diocesi) completa l’organico dei dirigenti: un ordinario, un vicario, cinque ausiliari, due delegati. Totale nove.

Nove sorveglianti (vescovi) per una amministrazione (diocesi) – di solito le amministrazioni delle Chiese (diocesi) ne hanno uno solo – non sono pochi. Potrebbe essere il segnale che ci sia molto da sorvegliare. Segnale ambiguo, però. Sono tanti sorveglianti (vescovi) perché è tanto l’affare (materiale e spirituale) da amministrare o sono tanti sorveglianti (vescovi) perché ci sono tanti pericoli (materiali e spirituali) di deviazioni?

Intanto una nota di colore. Tutti i nove sorveglianti (vescovi) hanno svolto un qualche ruolo nella formazione dei preti, chi come padre spirituale (e questo non è un bene), chi come superiore o assistente in seminario.

In pratica sembra di capire che il problema risieda proprio nei preti da sorvegliare ai quali chi si è occupato di formarli (coi loro problemi) continuerà a dedicarsi, sorvegliandoli.

Comunque, tanti cari auguri. A tutti.