Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si evolve

Seguo sempre con grande piacere sia il twitter che il blog di Paolo Attivissimo, il Disinformatico.  Un valido e meritorio lavoro, spesso condotto in modalità cooperativa con altri blogger, orientato alla “caccia delle bufale“.  E bisogna dire che ce ne sono tante, sia fuori che dentro la rete e che sono bravi a scovarle e a segnalarle.

Il vantaggio evolutivo della pareidolia  mi ha incuriosito. Leggetelo, se avete un momento, non è lungo. Mi ha colpito il fatto che alcune affermazioni non fossero abbastanza documentate.

Come sia possibile, per esempio, sostenere che

gli umani che avevano una maggiore propensione a riconoscere le forme dei predatori mimetizzati non venivano mangiati e quindi si riproducevano

per me resta un mistero. Si può ipotizzare che in un passato lontano fossero molti gli umani vittime dei predatori ben mimetizzati (però obiettivamente il numero assoluto è indeterminato e indeterminabile), ma non si può nemmeno determinare a priori quanti tra loro fossero semplici incapaci o sfortunati cacciatori. Inoltre non si è in grado di stabilire con esattezza se il codice genetico sia in grado di trasferire alle generazioni successive anche competenze cognitive di un livello così complesso.

Ma posto pure che le vittime fossero solo gli incapaci e che il codice genetico dei cacciatori sopravvissuti fosse in grado di trasferire alle generazioni successive le competenze cognitive, sarebbe ancora molto difficile determinare se il codice genetico giunto fino a noi sia esattamente quello vincente, per mancanza di confronto con quello perdente!

Insomma, stavolta l’articolo pubblicato dal bravo Disinformatico rischia di fare un autogoal, non riuscendo a dimostrare la conclusione che peraltro mette in premessa. Così mi sono deciso ad inviare un commento al post, del seguente tenore:

Se sia vero che le “abilità cognitive” siano riconducibili alla sfera organica trasferibile alle generazioni successive attraverso il patrimonio genetico è tutto da dimostrare. E magari fosse vero che si possano trasferire per selezione naturale abilità legate al riconoscimento di patterns tridimensionali (e non bidimensionali come quelli delle foto pubblicate in scala e non secondo le dimensioni originali, per tacere della partecipazione al rilevamento del pericolo di altri sensi come l’olfatto o l’udito) e magari siano determinati da meccanismi chimicamente e fisicamente rilevabili! Avremmo risolto il problema immenso di certi aspetti cibernetici inerenti l'”intelligenza artificiale”.
Il gioco è bello, gradevole e adatto ad un pubblico adulto. Ma niente di più.
Dal punto di vista scientifico non dimostra niente. E spaventare i clienti non è un gran bel gesto, considerato che ormai molti fanno la fila semplicemente per smacchiare i giaguari :)
UQ

Mi sembrava molto sensato poterlo inviare, ma… ahi ahi ahi!… Mi sono scontrato con il sistema di autenticazione del sito, che necessita dell’iscrizione presso altri siti. Insomma non una barriera insormontabile, ma nemmeno una semplificazione della vita dell’utente medio, come sono io. Perciò ho inviato una mail al Paolo Attivissimo con il contenuto del commento. Spero che qualcuno risponda. Il commento ancora non è apparso.

Ma con la speranza che accada, perché tutto, in un modo o nell’altro, si evolve.