I non sequitur del Papa

Gli Stati Generali della Natalità sono giunti alla loro terza edizione e immancabilmente Papa Francesco ha fatto sentire la sua parola.

C’è subito da dire che la kermesse vede protagonisti molti soggetti, ma tra di loro se ne impongono tre: il Capo della Chiesa cattolica, il Capo del Governo e il Capo del Forum delle Associazioni delle Famiglie, che la organizza insieme alla Fondazione per la Natalità. Le associazioni aderenti al Forum spaziano dalla Coldiretti alle ACLI, dai SEPARATI FEDELI al Rinnovamento nello Spirito Santo. Ottimi motivi suggeriscono che il Forum si muova in area cattolica.

Insomma, si può senz’altro dire che l’iniziativa trovi la sua ispirazione nel motto affatto nuovo di Dio – Patria – Famiglia.

Nella prima edizione del 2021 Presidente del Consiglio era Mario Draghi. Il Papa lo incontra e fa il suo bel discorsetto. Il Papa esprime preoccupazione per la denatalità, soprattutto dopo la pandemia, preoccupazione per la famiglia, per i giovani, per la condizione delle donne, per il lavoro e per le difficoltà economiche. Trova in tre parole (sostenibilità, responsabilità, solidarietà) la soluzione per costruire un mondo migliore.

Nella seconda edizione del 2022 il Papa non pote’ intervenire di persona e inviò il suo discorso. Molto più breve del primo (500 parole contro 1782), in esso il Papa esprime preoccupazione per la denatalità, preoccupazione per la famiglia, per i giovani, per la condizione delle donne, per il lavoro e per le difficoltà economiche. Trova in una parola (insieme, impegnarsi insieme tra tutti i soggetti sociali) la soluzione per cambiare le cose senza paura.

Nell’edizione del 2023 il Papa ha incontrato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. A lei, ai partecipanti e al caro amico Gigi ha rivolto le 1723 parole del suo discorso. Il Papa ha espresso preoccupazione per la denatalità, preoccupazione per la famiglia, per i giovani, per la condizione delle donne, per il lavoro e per le difficoltà economiche. Si è anche avventurato sul terreno un po’ infido della ricerca della felicità e ha proposto una parola (speranza, in una forma di alleanza tra vari soggetti) come soluzione per trovare soluzioni.

In questo ultimo discorso più che nei precedenti l’ottuagenario pontefice si mostra attento e preoccupato nei confronti del ruolo della politica nel gestire i problemi economici: “è sotto gli occhi di tutti che il mercato libero, senza gli indispensabili correttivi, diventa selvaggio e produce situazioni e disuguaglianze sempre più gravi“. Da tali disuguaglianze giungerebbero le denunziate difficoltà delle famiglie a “sognare” un figlio.

Ci sono diverse osservazioni che occorre muovere all’impianto generale della kermesse e ad alcune posizioni che emergono dalla lettura dei discorsi.

Complessivamente nel mondo non c’è un problema di denatalità. Siamo 8 miliardi di abitanti, secondo le Nazioni Unite nel 2150 saremo quasi 10 miliardi. L’Italia è la nazione europea con la maggiore denatalità, ma l’intera Europa è il continente, l’unico, in cui diminuiscono abitanti (e cristiani). Nel contesto mondiale questo problema sembra essere piuttosto poco significativo. Quindi la preoccupazione intorno alla denatalità italiana nello specifico non pare giustificata più di quella relativa a tanti altri temi (libertà di stampa, per esempio).

Complessivamente l’Italia si colloca in Europa agli ultimi posti per il suo benessere. Il Rapporto BES 2021 dell’ISTAT fornisce un quadro sconfortante al confronto con le altre nazioni europee e questo sì, richiederebbe spiegazioni e impegni politici ben precisi. Tuttavia al momento il tasso di fecondità più elevato al mondo si vede assegnato al Niger che secondo le Nazioni Unite ha un numero medio di figli per donna pari a 6,8, mentre l’Italia è al 174° posto su 195 con 1,25 figli per donna. Per completare il confronto il Niger ha un PIL annuo pari a 9 miliardi di dollari, mentre l’Italia ha un PIL annuo di 2.000 miliardi di dollari. Perciò il benessere economico sembrerebbe non essere correlato alla denatalità/fecondità.

Complessivamente nel mondo l’Italia non è nazione con particolare libertà del mercato. L’Indice della Libertà di Mercato pubblicato dalla Heritage Foundation vede nel 2023 l’Italia al 69° posto, dopo Capo Verde (47° posto) e prima dell’Argentina (144° posto). Nel 2019 Capo Verde ha avuto un tasso di fecondità pari a 2,2 figli a donna, esattamente quanto l’Argentina. Quindi la libertà del mercato è del tutto ininfluente rispetto alla denatalità/fecondità.

D’altra parte le soluzioni che di anno in anno vengono proposte durante gli Stati Generali hanno più la caratteristica di una esortazione omiletica che di reali azioni finalizzate ad intercettare le radici dei problemi. Un mondo migliore nel quale cambiare le cose senza paura in una alleanza di speranza è l’orizzonte entro il quale ogni essere vivente si riconosce, animali e piante compresi. Ma non si può ammettere necessariamente che sostenibilità, responsabilità, solidarietà, impegnandosi insieme ai diversi soggetti sociali alleati di speranza, possano svolgere un ruolo nella denatalità/fecondità italiane, considerato che nazioni come Messico (2,1 figli a donna) e persino Russia (1,8 figli a donna) dimostrano di essere ben lontani da tali obiettivi, eppure non si dibattono nella stessa crisi conosciuta dal Belpaese.

Se gli Stati Generali della Natalità vogliono produrre in futuro qualcosa di utile, per l’Italia e per le famiglie, consiglierei loro anzitutto di abbandonare posizioni ideologiche, persino le migliori ispirate a principi santissimi della fede, per tornare con i piedi per terra e valutare con attenzione prospettive completamente diverse. Compresa quella che, da che mondo è mondo, ci sono popolazioni che scompaiono e altre che ne prendono il posto. Senza con ciò che sia finito il mondo.