Problemi filosofici delle teorie del gender

Conclusioni

missing-puzzle-pieceL‘argomento delle teorie del gender affrontato da un profilo filosofico (non è possibile infatti in questa sede entrare in questioni che investono altre discipline) mostra sicuramente alcuni aspetti critici; ma non possono essere trascurati quelli più costruttivi.

Anzitutto si deve apprezzare e incoraggiare ogni sforzo utile ad offrire alla persona umana una migliore comprensione di se stessa, sotto il profilo medico, clinico, psicologico, sociale, culturale. Comprendere la persona umana nei suoi bisogni, nelle sue difficoltà come nelle sue potenzialità e nelle sue capacità è il presupposto per la soluzione dei problemi alla portata della scienza e della tecnica. Non si può trascurare nemmeno che pensatori e scienziati hanno impegnato le loro migliori risorse nel tentativo di aiutare persone umane che hanno mostrato problemi e chiedono aiuto ad altre persone umane. Alla base di una ricerca scientifica autenticamente umana non può non esservi la preoccupazione di prendersi cura dei propri simili. Soprattutto di coloro che soffrono e cercano aiuto.

In secondo luogo la consapevolezza che la scienza spesso procede “per tentativi ed errori” dovrebbe indurre tutti ad una maggiore umiltà ed onestà intellettuale ogni volta che il tentativo, e l’eventuale errore, riguarda soggetti già provati, umanamente fragili, a volte anche disperati. Tale consapevolezza non dovrebbe risparmiare nemmeno filosofi e teologi nella libertà della loro rispettiva ricerca. Si possono provocare danni inenarrabili non solo manipolando male teorie scientifiche o strumenti tecnologici, ma anche esprimendo concetti inappropriati o “false verità“, non rispettose della persona umana e della sua coscienza.

Soprattutto la filosofia e la teologia dovrebbero tenere in debito conto almeno l’esistenza di una questione, quella dell’identità di genere e del suo sviluppo a volte problematico, che la scienza, pur in uno stato embrionale e attualmente senza una precisa dimostrazione, ha però sufficientemente evidenziato. In particolare sarebbe da comprendere se e in che modo i fattori biologici, psicologici, sociali, culturali possano contribuire a diminuire una responsabilità personale e quindi un’imputabilità morale di eventuali colpe o di eventuali peccati.

Nondimeno nascondersi i gravi problemi che le teorie del gender sollevano proprio a livello filosofico (non è questa la sede di discuterne a livello teologico) costituisce un vulnus pregiudiziale alla loro validità. Infatti qualsiasi teoria che non si curi nella sua integrità della persona umana, per la quale sessualità e genere rappresentano solo un aspetto della sua complessità, nel lungo periodo rischia di naufragare in un pantano ideologico. Le teorie del gender sembra che attualmente non tengano in debito conto le difficoltà relative alla libertà personale, al danno di natura iatrogena e ai paradigmi culturali dominanti.

Il problematico rapporto con le religioni, poi, e nella fattispecie con la religione cattolica – frutto probabilmente di un reciproco storico sospetto nonché di visioni antropologiche molto distanti tra loro -, lungi dall’offrire uno spazio di maggiore libertà intellettuale sembra rinchiudere i fautori delle teorie del gender all’interno di un sistema nel quale la contestazione sistematica di proposte e opzioni morali diverse dalla propria è elevata a regime di pensiero. Di sicuro è necessario che anche le religioni si confrontino serenamente con le scienze e con le persone sofferenti che chiedono risposte. Senza rinunciare al loro ruolo le religioni devono sentirsi spinte alla ricerca della verità sull’uomo non dal conflitto ma dall’alleanza con l’uomo stesso. Alleanza che Dio ricerca da sempre, percorrendo le tortuose vie della storia.