“Parroco nega matrimonio. Sposo e sposa erano trans”

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Coppia di trans equadoregni, Fernando (nata donna) attende un figlio da Diane (nato uomo) (fonte: Gazzetta del Sud)

“Ma tu, come te ne sei accorto? Te l’ha detto lei?”. Il vescovo sembrava sempre più confuso, per questo il tono appariva inquisitorio. Don Arturo ebbe la sensazione che le domande del suo vescovo fossero mirate a capire quanto il giovane parroco avesse concesso. Ma era una sensazione.
“Lui, lui. Ci tiene tanto al maschile”, rispose senza esitazione don Arturo.
“Scusa, è maschio o femmina? Perchè…”
“Eccellenza, è geneticamente femmina, gliel’ho detto” lo interruppe il giovane parroco.
“… e ha fatto l’operazione”, incalzò il prelato.
“Ha fatto l’operazione”, confermò don Arturo.
“E… e… bè, sì, cosa sembra? Il suo aspetto…”. La curiosità del vescovo non era morbosa; don Arturo ebbe un attimo di tenerezza verso quel signore non più giovane, poteva essere suo nonno. E come un nonno cercava di capire dalle parole del nipote quel mondo che non era più suo.
“Eccellenza, dalla faccia è un maschio”, rispose don Arturo tradendo un pizzico di imbarazzo.
“Con la barba?”
“Con la barba.”
“Con la voce…?”
“Sì, pure la voce.”
“A che punto è arrivata la scienza!”, esclamò il vescovo sottovoce, come rispondesse ad un dialogo interiore con se stesso. “E insomma te l’ha detto lei… lui?”
“No no, lui non aveva detto nulla. Il dubbio è venuto a me, me ne sono accorto perché i nomi sui certificati non coincidevano. Su quello civile c’era scritto «Ludovico», su quello del battesimo «Ludovica».”
“Ah, quindi ci ha marciato un pochetto…”
“Penso fosse consapevole. Sapeva che esibendo i due certificati si sarebbe notata la differenza… Ma ha ammesso tutto subito… e mi ha raccontato la sua storia…”
“Sarà stata una storia dolorosa, immagino…”
“Eh sì, non facile”.
I due preti tacquero un attimo. L’evocazione della sofferenza personale di Ludovico non li lasciava indifferenti.
“Cerchiamo di capire come andare avanti…”. Fu il vescovo a rompere il silenzio.
“Cerchiamo…” gli fece eco don Arturo.
“Quindi voleva sposarsi con… con…”. Il vescovo mosse un po’ di carte sul suo tavolo, inforcando gli occhiali sulla punta del naso.
“… con Maria Irene”, lo anticipò don Arturo.
“Maria Irene… Donna.”
“Sì, lei donna”.
“Vera?”
“Bè, vera…”. Don Arturo abbozzò un sorriso di scuse. “Anche Ludovico… geneticamente… è donna… donna vera… Maria Irene è geneticamente donna, ma anche fisicamente… ”
“Insomma, è donna… completa… senza barba…”
“No, effettivamente la barba non c’è…”. Sospiro. Don Arturo fece finta di non raccogliere il pizzico di ironia del vescovo.
“Perciò Ludovico, donna genetica, ti ha chiesto di sposare Maria Irene, donna genetica”
“Sì, esatto”.
“E questo non si può…”
“E questo non si può…”, ripetè il parroco.
“Il sacramento del matrimonio è possibile solo tra un uomo e una donna”, continuò il vescovo. “Veri.”, sigillò la frase.
“Sì, infatti.”
“Ed è stato a questo punto che… che è successo, esattamente?”. Il vescovo cercava di ricostruire minuziosamente la vicenda.
“Il giorno dopo… Ludovico è tornato…”
“Da solo?”
“No, con lui c’era Marcello… ecco, su quel foglio, quello è il certificato…”. Don Arturo indicò una paginetta intestata e bollata sulla destra della scrivania.
“Va bene, Marcello… E Marcello è…?”
“Marcello è maschio…”
“Vero…”
“Maschio… i certificati sono tutti al maschile… poi Marcello mi ha confermato che geneticamente è maschio… ed etero, per quanto in questa storia possa aver valore…”
“Quindi maschio vero”, tagliò corto il vescovo. “E cosa ti hanno chiesto?”
“Di sposarsi.”
“Di sposarsi… Lui e…”
“… e Ludovico”
“Ludovico… donna…”
“Vera”. Stavolta fu don Arturo ad interpretare il pensiero del vescovo.
“E qui non ci sarebbe problema per il sacramento… un uomo… una donna”, commentò quasi sovrappensiero il prelato.
“Però…”
“Però… certo… tutti e due con la barba… insomma tutti e due maschi… sull’altare… fanno un po’ di confusione, non ti pare don Arturo?”
Don Arturo si stava preparando alla reprimenda del suo superiore.
“In apparenza… ecco… se uno si ferma all’aspetto esteriore…”
“Quindi tu mandi qui in curia la documentazione per l’approvazione… insomma, non subito… fai tutta la procedura…”
“Sì, sì, esatto”, confermò don Arturo.
“… ed è stato don Riccardo ad accorgersi che qualcosa non andava… il giorno che vennero entrambi a presentare la documentazione…”
Don Arturo tentò la sua difesa: “Ma come potevo oppormi? Un uomo e una donna… battezzati… come posso oppormi al loro matrimonio? Non c’è una norma, non una regola che dica che se lui assomiglia a una donna o lei ad un uomo non posso farli sposare in chiesa…”, disse tutto d’un fiato.
“Ah no, certo… ma Ludovico… insomma… si è fatto amputare… seno, utero, tube, tutto… la terapia ormonale… non è tanto comune… o no?”. La voce del vescovo si fece severa.
“Non comune, concordo. Ma non è che noi impediamo il matrimonio a quelle persone che hanno avuto operazioni… per… per… per tumore, per esempio… al seno o ai testicoli… Se i due sposi lo sanno prima di sposarsi, non si sono nascosti nulla e gli sta bene così a loro…”
“Qui però c’è qualcosa di più di una pur travagliata accettazione dell’amputazione di un organo…”, lo incalzò il vescovo. “Qui c’è una persona che ha scelto di farsi menomare e un’altra che… perché la sposa? Innamorati in 24 ore? Boh…”
Il vescovo afferrò un mazzo di carte e nel silenzio prese a leggerle. Teneva un foglio davanti agli occhi con la mano sinistra, mentre con la destra ne carezzava un altro. Poi lentamente rimetteva a posto il primo e cominciava a leggere il secondo. Infine alzò gli occhi e li pose in quelli di don Arturo.
“Quando hanno saputo che la curia aveva negato il permesso, cosa ti hanno detto esattamente?”
“Non ricordo le parole esatte… Siamo stati più di un’ora a discutere di gender, di transizione, di sentirsi maschio o femmina, di errori della Chiesa… Poi la settimana scorsa…”
“Poi la settimana scorsa sono tornati, giusto?”
“Sì esatto.”
“E chi c’era?”
“Allora, c’era Ludovico… c’era Maria Irene… c’era Marcello… Poi c’erano Ignazio e Samantha… Poi sono arrivati Sophie e Gustav…”
“Ecco, qui mi sono perso… chi era tutta questa gente?”
Don Arturo fece appello a tutte le sue risorse per non trascurare nulla e non sbagliare i dettagli: “Maria Irene era la donna che Ludovico voleva sposare…”
“Questo lo ricordavo…”
“… e Marcello l’uomo… maschio vero… che era venuto in curia con Ludovico…”
“Va bene, va bene… fin qui chiaro… e gli altri?”
“Ignazio era una donna diventata uomo… ”
“Come Ludovico?”
“Come Ludovico… Samantha invece era un uomo diventato donna…”
“Ah ecco, un trans…”. Il vescovo ebbe un sussulto.
“Sì, chiaro, una trans.”, lo corresse don Arturo. Ma a quel punto gli sembrò del tutto superfluo soffermarsi sull’uso ormai delirante dei generi grammaticali.
“Quindi dopo una mezz’oretta sono arrivati Sophie e Gustav…”
“Ecco, e loro chi sono?”, lo incalzò il vescovo.
“Sophie è un ermafrodito… dice di avere entrambi i genitali, maschile e femminile, con sufficiente sviluppo… mi sono fidato sulla parola…”
“E vorrei ben sperarlo!”, esclamò il vescovo che apparve per la prima volta divertito. “Ma geneticamente? Maschio o femmina?”
“Credo mi abbia detto maschio… non saprei, non ricordo esattamente”
“Va bene, va bene. E Gustav…?”
“Gustav è un «nullo»…”
“«Nullo»? Vuol dire eunuco?”
“Nullo… vuol dire che non ha nessun organo genitale…”
Il vescovo sgranò gli occhi. “Nessun organo genitale?”
“Lui dice così: nessuno”, insistette don Arturo.
“Ma… ci è nato? Ed è geneticamente maschio?”
“Geneticamente donna. Mi ha detto che i genitali esterni avevano problemi fin dalla nascita e utero e ovaie mai formati e che fu operata in tenera età per facilitare la minzione…”
“E perché si fa chiamare Gustav?”
“Dice che preferisce un nome di uomo per via del fatto che il suo fisico è un po’ efebico… L’hanno sempre scambiata per un ragazzo”.
Il vescovo sospirò rumorosamente. Tutta quella vicenda gli appariva sempre più un gigantesco guazzabuglio.
“E come ti ha spiegato Ludovico il motivo di quell’incontro?”
“Ludovico non ha spiegato molto”. Don Arturo assaporò le parole, mentre le ricordava. “Mi presentò i suoi amici, ciascuno di loro mi ha raccontato chi fosse e la propria situazione di vita e alla fine Ludovico mi ha domandato… con parole simili, ma il senso era questo: «Don, io ho proposto alla tua Chiesa due persone che mi avrebbe fatto piacere sposare e avete detto di no ad entrambe. Ora tocca a te, scegli tu: con chi pensi non ci siano difficoltà, chi mi faresti sposare tra quelli che ti ho presentato e con i quali ci vogliamo bene?»”
Don Arturò si fermò. Guardò negli occhi il vescovo. Compresero di essere entrambi smarriti.
“Tocca a lei, eccellenza. È lei che deve dirmi cosa devo fare… Sono anche disposto a finire sui giornali: «Parroco nega matrimonio. Sposo e sposa erano trans»… Ma è lei che deve dirmelo…”
Il vescovo lo lasciò finire e rimase un poco a pensare. “Due trans femmine, una donna lesbica e un uomo etero che amano le trans femmine, una trans maschio e un nullo… Di tutto di più… Poi la teologia… la pastorale… l’antropologia… un uomo e una donna… Dobbiamo tenere fermi quei valori immortali… l’umanità ha fatto tanti errori… non possiamo permetterci il lusso di inseguire le mode…” riprese con un filo di voce. Quindi, come svegliatosi dalle sue riflessioni si rivolse direttamente al parroco. “Don Arturo, francamente: cosa diresti al tuo vescovo per aiutarlo? Cosa ne pensi di questa situazione? Dove siamo finiti?”
Don Arturo forse non aspettava altro che questa richiesta del superiore. “Eccellenza, posso essere franco? Schietto?”
“Te lo chiedo io. Devi esserlo!”, lo incoraggiò il Vescovo.
E don Arturo, senza esitare: “Merde, nous sommes dans la merde jusqu’au cou“.