Mondiali, Yupik e lumache di Gesico

Infine devo ammetterlo: a me del calcio – inteso come giuoco al pallone – non interessa un piffero.

Di solito, per togliermi d’imbarazzo nelle occasioni, peraltro in Italia non rare, nelle quali la conversazione inclina sull’argomento, dico di simpatizzare per la squadra della Roma. Ma obiettivamente non sono in grado di riferire non solo chi ne sia l’allenatore e quando la squadra abbia vinto qualcosa, ma nemmeno il nome di qualche giocatore. A parte di quell’unico molto noto per le sue proverbiali prove di cultura generale.

Così l’avvicinarsi e il celebrarsi dei mondiali ogni 4 anni mi lascia abbastanza indifferente. Inevitabilmente la vita sociale mi costringe a tenermi informato e di mala voglia cerco qualche notizia sul web, che in proposito non è mai avaro di commenti, statistiche, previsioni, revisioni, pagelle e tutto l’armamentario possibile per alimentare passioni e affari.

Raramente ho visto qualche partita dei mondiali, preferendo per l’occasione qualche bel film o qualche buon libro. Una volta, ricordo, mi pare di aver assistito ad una finale nella quale giocava l’Italia, che forse vinse.

Della nazionale conosco a malapena il nome del mister (solo perché intervistato dai giornalisti televisivi più spesso di Ignazio Visco, nonostante le oggettive differenze) e di qualche calciatore. I giocatori che ricordo mi sono noti più per le loro intemperanze giovanili che per i loro virtuosismi sportivi.

Insomma, sostanzialmente un disastro. Tra quel simpaticone di Papa Francesco che non ha mai nascosto di apprezzare il calcio (sempre inteso come famoso giuoco al pallone) al contrario di me che non ho mai fatto nulla per farmelo piacere e quella suor Cristina capace di bucare lo schermo con la sua voce (e forse il suo abito) mentre io non so neanche fischiettare una canzone di Baglioni, mi sento schiacciato in un angoletto, condannato ad apparire un antipatico noioso bacchettone, con scarse capacità sociali. E forse è vero.

Ma che ci posso fare se 22 paia di scarpini buttati per 90 minuti e oltre all’inseguimento di una sfera riempita d’aria destano in me lo stesso entusiasmo che potrebbe mostrare uno Yupik obbligato a seguire in diretta tutta la corsa delle lumache di Gesico (ridente borgo della Trexenta) durante l’attesissima sagra?

Vabbè, per fortuna non siamo tutti uguali (e magari si trova pure lo Yupik appassionato di gare tra gasteropodi, mai da sottovalutare perché è la classe vivente che ha avuto il maggior successo evolutivo). Comunque era solo per dire che quest’anno sono in procinto di organizzare, nella struttura dove opero, la visione collettiva delle partite con l’Italia al mondiale. Lo faccio volentieri, non per le partite in sé ovviamente, ma perché spero che qualcuno degli ospiti sia felice di poterle guardare. E tanto mi basta.