La tenerezza

Ritiro Comunità Famiglie

Tenerezza”

Roma, 12 Maggio 2013

Percorso di riflessione

1. Citazioni d’autore

  1. Fëdor Michajlovič Dostoevskij, I fratelli Karamazov

“Fratelli, non temete il peccato degli uomini, amate l’uomo anche nel suo peccato, perché questa immagine dell’amore di Dio è anche il culmine dell’amore sopra la terra. Amate tutta la creazione divina nel suo insieme e in ogni granello di sabbia. Amate ogni fogliuzza, ogni raggio di sole! Amate gli animali, amate le piante, amate ogni cosa! Se amerai tutte le cose, coglierai in esse il mistero di Dio. Coltolo una volta, comincerai a conoscerlo senza posa ogni giorno di più e più profondamente. E finirai per amare tutto il mondo di un amore ormai totale e universale… Amate particolarmente i bambini, essi sono senza peccato, come gli angeli, e vivono per la nostra tenerezza, per la purificazione dei nostri cuori, e sono per noi come un’indicazione. Guai a chi offende i pargoli!… Alcuni pensieri, specialmente alla vista del peccato umano, ti rendono perplesso, e ti domandi: ‘Devo ricorrere alla forza o all’umile amore?’. Decidi sempre: ricorrerò all’umile amore. Se prenderai una volta per tutte questa decisione, potrai soggiogare il mondo intero. L’amore umile è una forza formidabile, la più grande di tutte, come non ce n’è un’altra”.

  1. Albert Camus, La peste

“Questo mondo senza amore è un mondo morto e giunge sempre a un’ora in cui ci si stanca delle prigioni, del lavoro, del coraggio, per reclamare il volto di un essere e il cuore meravigliato della tenerezza”.

  1. Lorenzo Milani, Lettera ad una professoressa

“Le maestre sono come i preti e le puttane. Si innamorano alla svelta delle creature. Se poi le perdono, non hanno tempo di piangere”.

2. Parola di maestri

  1. Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis 10

“L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso se non gli viene rivelato l’Amore, se non si incontra con l’Amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente”.

  1. Benedetto XVI, Caritas in veritate 3

Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta. La verità è luce che dà senso e valore alla carità. Questa luce è, a un tempo, quella della ragione e della fede, attraverso cui l’intelligenza perviene alla verità naturale e soprannaturale della carità: ne coglie il significato di donazione, di accoglienza e di comunione. Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell’amore in una cultura senza verità. Esso è preda delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti, una parola abusata e distorta, fino a significare il contrario. La verità libera la carità dalle strettoie di un emotivismo che la priva di contenuti relazionali e sociali, e di un fideismo che la priva di respiro umano ed universale. Nella verità la carità riflette la dimensione personale e nello stesso tempo pubblica della fede nel Dio biblico, che è insieme «Agápe» e «Lógos»: Carità e Verità, Amore e Parola”.

  1. Francesco, Omelia per la Messa di inizio pontificato (19/3/2013)

“Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza! E qui aggiungo, allora, un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!”.

3. Parola di Dio

  1. Salmo 131

“Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze.
Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia.
Speri Israele nel Signore, ora e sempre”.

  1. Luca 7,11-15

“Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre”.

4. Tenerezza come virtù

  1. Pista antropologica
    • Devo ricorrere alla forza o all’umile amore?”: la visione dell’umanità violenta pare superata; l’uomo ha da sempre ricercato un equilibrio nel quale giungere ad una composizione non-violenta dei dissidi. La non-violenza viene considerata una scelta di vita umanamente appropriata.
    • La ricerca del volto di un essere e di un cuore di tenerezza: esiste la nostalgia quasi infantile dell’abbandono ad un’altra persona (come si fa tra un figlio piccolo e un genitore o tra due sposi), quasi ricerca di senso, negato dalle attività dispersive quotidiane.
    • Il pericolo della superficialità: l’emozione, pur importante, resta comunque una “sensazione” che per quanto intima e profonda è destinata ad esaurirsi molto rapidamente. Le sensazioni restano in superficie, non radicano, non diventano scelte di vita e di senso.
    • È tenerezza? Difficile riconoscerlo a priori, difficile distinguere quanto di naturalmente piacevole si trovi nel ricevere o nel compiere un gesto di “tenerezza” e quanto invece sia radicale convinzione, “abitudine buona”, virtù. Alla base si trova sempre la necessità di un discernimento che porti ad escludere ogni possibile egoismo.
  1. Pista del magistero
    • Incontrare l’Amore: la svolta decisiva per l’uomo giunge con la rivelazione di Dio. Dal suo incontro dipende il senso ultimo persino della tenerezza.
    • La relazione tra verità e amore: il rischio della caduta in facili emozionismi, con inevitabili ripercussioni nell’ambito sociale, così come il rischio della caduta in sbadati fideismi, che annullano ogni autentica umanità, sono i due estremi di un amore senza verità.
    • Bontà e tenerezza come stile di relazione: bontà e tenerezza non valgono per un intimistico stato d’animo piacevole e rilassato, ma vengono ad assumere tutto il loro significato e potere quando sviluppano relazioni (con il creato, con il potere, con l’altro, con il peccatore, con tutto…).
    • È tenerezza? Riconoscere di trovare il senso di se stessi, delle proprie azioni, delle persone amate, della fatica per loro nell’abbraccio con Dio, lottare per la verità senza infingimenti con se stessi e senza brandirla come una spada, ricercare le relazioni per il bene altrui e non per il proprio piacere: questo appare il piede giusto su cui camminare.
  1. Pista della rivelazione
    • Il contrario della tenerezza è la durezza di cuore: Osea 5-6
    • Cosa impedisce la tenerezza: orgoglio, superbia, ambizione smodata.
    • Quali presupposti per la tenerezza: serenità e abbandono, speranza in Dio.
    • In che modo Gesù coltiva la tenerezza?
      • Attenzione a quello che accade e alle persone attorno a lui.
      • Com-passione: vittoria sull’indifferenza e “sentire” profondamente l’altro.
      • Consolazione: l’annuncio che la solitudine è vinta, “non sei solo!”.
      • Coraggio: sfida delle convenzioni, fiducia in Dio, gettare il cuore oltre.
      • Sanazione: Gesù ripristina la qualità della vita delle persone.
      • Concretezza: Gesù restituisce il figlio alla madre: il dono si fa con gesti.