Etica della rete, nuove frontiere

7. Novità non rinviabile

È di questi giorni la notizia che Gianni Riotta per i tipi di Einaudi ha pubblicato un volume del titolo inquietante: “Il web ci rende liberi?“.  Alla data non ho ancora avuto modo di leggere il contenuto del testo. Ma in una recente intervista per il lancio del libro il giornalista docente negli USA ha espresso un concetto particolarmente avvincente.

Riflettendo sul fatto che i genitori di alcuni preadolescenti non si fanno scrupoli a “barare” sull’età dei figli, dichiarando che hanno più di 13 anni di età pur di iscriverli a qualche social network o ottenere qualche servizio come quello mail, Riotta giunge alla conclusione che questo sia il modo più esplicito per far passare il messaggio che su internet non esistono regole.

Oppure che le regole esistenti possono essere violate senza scrupoli, non essendo possibile nessun controllo, non ricevendo nessuna sanzione.

La novità (come presa di coscienza) non rinviabile per eccellenza a mio avviso è rappresentata esattamente da questo accesso indiscriminato e incontrollato ad una risorsa comune. Internet, infatti, per quanto necessiti di grandi investimenti infrastrutturali e manutentivi di natura quasi esclusivamente privata non può più essere considerato un bene divisibile dove la collettività non possa intervenire con i suoi strumenti giuridici e istituzionali.

Infatti internet è talmente entrato a far parte dell’ossatura sociale dei paesi occidentali, e si sta rapidamente affermando in quelli in via di sviluppo, che la stessa società si mostra sempre più dipendente dai servizi che vi vengono erogati. Non bisogna dimenticare infatti che non solo su internet si effettuano scambi di informazioni, di denaro e di documenti tra privati, ma che le pubbliche amministrazioni sono sempre più impegnate ad utilizzare internet per erogare le prestazioni richieste dalla vita ordinaria della collettività. Un eventuale “internet disaster” (il collasso di uno o più sistemi di comunicazione a livello di grandi aree geografiche a causa di eventi naturali ma anche di crimini specifici) si rifletterebbe in maniera fatale su intere porzioni di popolazione mondiale e questa eventualità – probabilmente dai più considerata remota, ma a causa dei suoi effetti temibile più di ogni altra – comporterebbe la perdita definitiva di dati e la conseguente paralisi di importanti attività produttive e amministrative.

Non sarebbe del tutto sbagliato considerare l’importanza di internet, del web nel mondo occidentale quasi alla pari di quella di beni di primaria importanza, come l’acqua o l’elettricità. Sembrerebbe quantomeno curioso se in una società fosse consentito l’accesso indiscriminato e soprattutto incontrollato di qualche cittadino alla rete idrica o a quella elettrica. Eppure un accesso di tali caratteristiche pare sia consentito nella rete internet.

Stante l’attuale evoluzione di internet si deve giungere quanto prima a livello internazionale alla determinazione che il web, la rete internet pubblica è una risorsa comune da tutelare e salvaguardare per il bene della collettività.