Etica della rete, nuove frontiere

4. Problemi noti

Come si vede i due principali documenti di riferimento ad un’etica della rete, per quanto nei loro punti fondamentali siano ancora condivisibili, nondimeno risultano datati e richiedono una revisione ed un aggiornamento. Un esempio tra tutti: l’avvento del commercio elettronico (e-commerce) e la sua esponenziale affermazione sono praticamente esclusi dalla prospettiva delle RFC.

Ma i limiti oggettivi della rete non possono essere misconosciuti. La tendenza ad un incremento dell’anonimizzazione degli utenti ha aperto la strada alla commissione di un numero crescente di reati informatici. Approfittando del fatto che non tutti gli utenti possiedono competenze di livello adeguato nel servirsi di strumenti tecnici in continua evoluzione sul web, alcuni cyber-criminali hanno adottato comportamenti delittuosi sia per quanto riguarda la compromissione delle macchine altrui (virus, spyware, trojan, ecc.), sia per quanto riguarda il furto di identità, sia per quanto concerne il ricatto finalizzato all’arricchimento personale.

Nei casi più subdoli, si è potuto constatare come alcuni amministratori di siti internet abbiano utilizzato la rete per la diffusione di immagini legate alla pedopornografia, per la diffusione di documenti riservati o protetti da copyright, per la truffa relativa a commercio o compravendita di beni e di servizi, nella presunzione di potersi nascondere dentro una “nuvola” di bit.

La commissione di reati punibili dalle leggi non ha fermato i cyber-criminali. Si assiste anzi ad una crescente pressione della rete perché le varie legislazioni nazionali non solo non puniscano i comportamenti ritenuti attualmente “non etici e non accettabili” sulla rete, ma addirittura li tollerino e li tutelino. In un certo senso la rete si vorrebbe considerare una sorta di terra di nessuno, dove nessuno ha il diritto di legiferare, per quanto già questa pretesa avrebbe essa stessa forza di legge. La reazione a tale prospettiva di governi di diverso orientamento a livello internazionale ha suscitato numerose e virulente repliche da parte del web.

Sia sufficiente, come esempio, la forte contestazione da parte della rete al SOPA (Stop Online Piracy Act), una legge statunitense tesa a preservare i diritti anche sul web dei titolari di copyright al fine di limitare la pirateria di libri, brani musicali e film, che arreca danni stimati di miliardi di dollari ai relativi produttori.

Non si può nemmeno dimenticare l’opposizione determinata, con Anonymous in testa, a CISPA (Cyber Intelligence Sharing and Protection Act), un’altra legge statunitense destinata al controllo delle comunicazioni via internet per necessità di intelligence e di protezione. Legge che senza dubbio solleva molte questioni di ordine giuridico, ma che non sembra essere molto diversa da certe pratiche attuate in nazioni come la Cina dove il controllo sulla rete risulta tanto pervasivo da costringere anche grandi network come Google al filtraggio delle proprie operazioni. E comunque una legge che vorrebbe preservare crimini come lo spionaggio o l’interruzione di servizi pubblici, che pregiudicano gravemente la sicurezza e la funzionalità delle istituzioni di una nazione.