Buona Pasqua, Diego

Vorrei parlarvi di Diego. Superfluo dirvi che il nome è di fantasia. Poteva essere Fabio o Marco o Paolo. Non cambiava nulla. Però intendiamoci: solo il nome è fantasia. Diego invece è una persona in carne e ossa.

Ho visto Diego quattro o cinque volte. La salute di Diego sta peggiorando. Non è anziano, ma non è nemmeno più tanto giovane. Diego non ha mai lavorato in vita sua. Ma Diego non se la passa male. È uno che – si potrebbe dire – vive di rendita. Diego non è sposato e non ha figli.

Nella sua vita Diego ha fatto quello che piacerebbe fare a tanti: se l’è spassata. Non ha mai faticato, non si è curato troppo degli amici, ha fatto viaggi, ha avuto donne, ha prestato tutta la sua attenzione a vestiti ed aspetto fisico. Ovviamente non si è fatto nemmeno mancare alcool e sostanze stupefacenti.

In questo momento della sua vita Diego è pieno di ansia e di paura. La salute, come è naturale per chi avanza nell’età, ha cominciato a dare qualche problema. E Diego non accetta di non poter fare più tutto quello che faceva prima. Anche le sue capacità mentali, dopo tanti anni di uso di sostanze, vacillano. La sua memoria torna al passato e si fissa sulle cose negative e gli errori che affiorano alla coscienza.

Diego non è molto credente. Ma alla fine dice di fidarsi solo dei preti. Così qualche giorno fa, dopo avermi chiesto nuovamente un appuntamento, mi dice: “È che ti rivolti indietro e tutte le cose che ti sembravano normali diventano accuse nei tuoi confronti”.

Parole fulminanti.

“Diego, posso scriverle?” gli rispondo subito. “Sì sì, scrivici pure sopra” mi fa con la sua aria distaccata e assente.

Rimugino quelle parole, le soppeso, le scompongo, le analizzo: rivolti… indietro… cose… sembravano… normali… diventano… accuse… nei.. tuoi… confronti…

Cerco di immaginare la sofferenza di Diego. Il passato, mi dice, è lì, non posso cambiarlo. Ed ora che sembra chiedere il conto mi accorgo che costa caro. Tanto caro. Troppo caro. “Verranno a prendermi e mi porteranno via”, continua. “Chi?” domando io. Diego fa una smorfia, alza gli occhi e con un cenno di capo sembra indicare un lassù lontano. “Verranno a prendermi e mi porteranno via. Vogliono giudicarmi e condannarmi per tutti gli errori del passato”.

Mio Dio, mi pare di sentire dentro di me il tormento di quest’anima. Le cose in apparenza normali si rivoltano contro. Gli errori giudicano e condannano senza scampo, ormai fissati in un passato immutabile. Capisco il suo terrore e la sua disperazione. Sembravano normali, quelle cose. Qualcuno gli aveva fatto credere che era così. Invece ora si rivelano come atti di accusa insopportabili, insostenibili.

È Pasqua. A Diego, ai tanti Diego che affollano la mia memoria, a quei Diego che non conosco ma da qualche parte ci sono, vorrei dire che la Croce e la Risurrezione di Cristo hanno stracciato ogni atto di accusa. Che non c’è errore o colpa tanto grandi da non poter essere perdonati. Che Dio non vuole la morte di chi sbaglia, ma che rinasca a nuova vita. Che il passato, per quanto orribile, è una catena infranta da un futuro illuminato dalla misericordia del Risorto glorioso.

Arrigo Buttazzoni (1947-2012), Catene spezzate (2010, acrilico su tela)

Arrigo Buttazzoni (1947-2012), Catene spezzate (2010, acrilico su tela)

Vorrei dire: è che ti rivolti indietro e tutte le cose che ti sembravano normali, divenute accuse nei tuoi confronti, sono perdonate e dimenticate e sono diventate piccole ferite dell’amore di Dio.

Buona Pasqua di Risurrezione, Diego.