2 agosto 1980, ore 10:25

tmp_1541-roberto-procelli1127922627A Bologna, in stazione, esplode una bomba. Ed è strage. 85 vittime. 85 vite spezzate.

Ciascuna di loro ha una storia, un destino. Di una vittima in particolare conosco un dettaglio che me la fa sentire ancora oggi come una ferita nel cuore.

Roberto fu la prima vittima ad essere identificata grazie alla piastrina di riconoscimento che portava al collo. Roberto era militare di leva. Era in forza nel 121° Reggimento di Artiglieria Contraerei. La caserma si trova ancora oggi in Viale Due Madonne a Bologna.

Nel 1984 presi servizio come ufficiale in quella stessa caserma. Tra le prime disposizioni che il mio comandante, il Capitano Salvadori, romagnolo DOC, mi diede fu di non firmare a nessun militare per nessun motivo il permesso di uscita anticipata.

Evitai di chiederne subito la ragione, per non apparire indisponente; ma trascorso qualche tempo ed entrati in maggiore confidenza il Capitano mi diede spontaneamente la spiegazione. E fu triste.

Quel sabato mattina, quel 2 agosto, Roberto era in stazione perché aveva avuto un permesso per tornare a casa. Un permesso di uscita anticipata alle ore 10:00. Roberto non sarebbe dovuto essere lì a quell’ora. Il Capitano, suo comandante all’epoca, non si perdonava di avergli firmato il permesso di uscire anticipatamente per andare a morire.

Oggi qui a Bologna prego per tutte le 85 vittime. Ma lasciate che la mia preghiera, per un momento, quasi un debito di vita, abbracci Roberto Procelli di anni 21, militare del 121° Reggimento di Artiglieria Contraerei, morto alla stessa età in cui io prendevo servizio nella stessa caserma. Senza firmare permessi di uscita anticipata. Dalla vita.